La tanto attesa manifestazione ha, infine, avuto luogo. Per ragioni diplomatiche, l’ambasciatrice del Sudafrica, Mrs. Thenjiwe Mtintso, non ha potuto essere presente.
In base al programma avrebbe dovuto tenere un discorso sugli scontri del 21 marzo 1960, in cui decine di persone, che protestavano contro una legge discriminatoria, morirono massacrati sotto i colpi della polizia della città di Sharpeville.
L’ambasciatrice ha inviato un suo rappresentante alla manifestazione di Verona come segno del suo sostegno alla campagna anti-discriminazione e per sostenere il diritto alla cittadinanza dei figli dei migranti nati in Italia, che al momento non sono riconosciuti italiani fino all’età di 18 anni quando possono fare domanda per ottenere la cittadinanza italiana [come qualsiasi straniero, NdT].
Presenti all’incontro, erano altresì diversi rappresentanti governativi sia di Verona che di altre zone, tutti apparantemente soddisfatti dell’evento.
“Non immaginavo che questa bellissima diversità fosse possibile a Verona,” ha detto una donna che ha partecipato al colorato incontro.
Il già famoso documentario di Fred Kuwornu: “18 Ius soli” non ha ricevuto un’attenzione minore.
Tuttavia, qualcos’altro ha attirato l’attenzione durante l’incontro di ieri [sabato 24 marzo 2012] al teatro Stimate, non lontano dall’Arena di Verona: i bambini, i protagonisti e la ragione che sta dietro la manifestazione e che hanno dato colore a tutta la giornata.
Figli di genitori di diverse nazionalità, appartengono principalmente alle scuole e alle università di Verona. Con recite di poesie, con musiche e con testimonianze personali, sono stati capaci di tenere alta l’attenzione del pubblico che ha riempito tutto il teatro e che è rimasto fino alla fine quando hanno lanciato il loro messaggio: “noi siamo il futuro“.
Un notevole commento è stato fatto da una delle presentatrici, Benjamina, una giovane donna nata da genitori ghanesi, che ha detto ad un suo coetano, anch’egli figlio di immigrati, che il diritto alla cittadinanza per i figli dei migranti non verrà mai concesso sul piatto d’argento.
“Dobbiamo continuare a combattere fino a quando non otteniamo ciò che vogliamo”, ha aggiunto la stessa guadagnandosi un applauso del pubblico.
In un altro momento, Fred Kuwornu, il produttore del documentario “18 Ius soli” ha detto alla folla che il suo film ha aperto il dibattito al di là del concedere la cittadinanza ai figli degli immigrati in Italia; ha aperto la discussione sull’idea stessa di cittadinanza: chi è un cittadino in una data società? Cosa lo/la qualifica e perché altri non possonon avere i requisiti per far parte della stessa società come cittadini?
Concludere che quella appena citata sia una semplice equazione potrebbe essere un grave errore di calcolo; il punto è se le nostre leggi e i nostri princìpi promuovono effettivamente l’uguaglianza e la giustizia o semplicemente favoriscono alcuni membri della società, lasciando il campo aperto a discriminazioni e allo sfruttamento di altri. Pensaci.
Ewanfoh Obehi Peter
Traduzione di Piervincenzo Canale