Un giudice americano ha ordinato, martedì, la liberazione immediata di un’ex pantera nera (Black Panther) perché malato di un cancro in fase terminale, confinato all’isolamento da 40 anni per l’omicidio di un bianco commesso negli anni ’70. Reato che ha sempre negato.
Dopo 40 anni di prigione, Herman Wallace, 72 anni, è libero. Un giudice americano ha ordinato martedì la liberazione immediata di questo Black Panther ammalato di un cancro in fase terminale, confinato all’isolamento in una prigione della Luisiana per l’omcidio di un bianco commesso negli anni 70 e che lui ha sempre negato.
Secondo la sentenza, il giudice Brian Jackson ha ordinato « la liberazione immediata di M. Wallace », 72 anni, e annullato la sua condanna all’ergastolo, pronunciata nel gennaio del 1974, sottolineando delle irregolarità nella selezione della giuria, ma senza entrare nel merito. Tuttavia, secondo gli avvocati, un procuratore di Baton Rouge ha fatto appello a questa sentenza.
Wallace è uno dei « tre d’Angola » dal nome della prigione d’Angola in Luisiana, giudicata per il suo passato razzista e battezzata così poiché fu costruita su un’ex piantagione in cui gli schiavi provenivano da quel paese dell’Africa australe. Quei tre prigionieri attirarono l’attenzione internazionale dopo aver passato tutti e tre insieme più di un secolo d’isolamento per il reato nel 1972 di un poliziotto penitenziario bianco che hanno sempre negato e le cui prove sono state rimesse in causa una ad una. I tre uomini erano a quel tempo membri delle Pantere Nere, il gruppo radicale che lottava per la causa dei Neri negli Stati Uniti, « all’epoca molto impopolare » in Luisiana. Ha recentemente ricordato uno degli avvocati di Wallace: « E’ la ragione per cui sono stati immediatamente sospettati », ha assicurato.
Violazione del 14° emendamento
Wallace, che si trovava in carcere per un furto con scasso, era stato condannato all’ergastolo, così come Albert Woodfox, sempre imprigionato, e Robert King, che è stato liberato, sbiancato dopo 29 anni di prigione. Col peggioramento dello stato di salute di Wallace, i suoi avvocati avevano recentemente chiesto al tribunale di Bâton Rouge di rivedere il fascicolo giunto a un punto morto da quasi quattro anni, e lo stesso Wallace ha implorato giustizia affinché fosse liberato prima di morire. Il giudice Jackson l’ha ascoltato, rovesciando, martedì scorso, la sua « condanna e la pena, in ragione dell’esclusione sistematica delle donne dal grand jury che l’aveva riconosciuto colpevole, in violazione del 14° emendamento della Costituzione che garantisce l’uguaglianza davanti la legge ».
Amnesty International, che conduce campagne in quest’ambito, si è felicitata di questa sentenza, rammaricandosi per il fatto che essa giunge « tragicamente ora che Herman muore di cancro con solo qualche giorno o qualche ora da vivere ». « Nessun giudizio potrà cancellare le crudeli condizioni di detenzione, inumane e degradanti che ha sopportato per più di 41 anni », ha detto il direttore di Amnesty USA.
Fonte: TF1, negronews.fr