Probabilmente si tratta del progetto energetico più importante del secolo. Il Desertec project sta mobilitando multinazionali, ingegneri, politici, mercati finanziari e banche. Riguarda due impianti da costruire vicino il deserto e nel Sahara per produrre, stoccare e trasferire energia in Europa.
Uno dei maggiori stakeholders del progetto, Bernd Utz, direttore del Project Desertec all’interno della società tedesca Siemens ha sottolineato l’iniziativa durante un incontro internazionale che si è tenuto recentemente nella città di Siviglia in Spagna.
Come sintetizzerebbe il progetto Desertec in cui Siemens è coinvolta?
Siemens è stata una delle fondatrici dell’iniziativa industriale Desertec, un consorzio che cerca di lavorare per migliorare il progetto Desertec, un concept, un’idea che è nata nel club of Rome. Noi possiamo lavorare sia sui business plans, nei normali framework per la costruzione di centrali elettriche tradizionali sia nelle nuove centrali ecologiche situate nel MENA e nelle zone d’Europa scelte per l’esportazione dell’elettricità. Questo è il principale obiettivo dell’iniziativa. Alcune delle società più importanti della Germania, della Spagna e dell’Algeria e, speriamo, molti più paesi del Mediterraneo sono coinvolti.
Avete fissato una data per il lancio e l’implementazione del progetto?
Non abbiamo fissato una data.
Avete delle stime?
Sì. Credo che nei prossimi due o tre anni lavoreremo all’interno del framework richiesto per attrarre investimenti. Subito dopo lavoreremo all’implementazione dei primi progetti. A fronte di tempi di costruzione di un paio d’anni, potremmo vedere le prime centrali in piena operatività nel 2020.
Avete una short list di paesi che ospiteranno queste facilities?
E’ difficile avere una short list. Vediamo che ci sono molti paesi interessanti, naturalmente quelli che già sono abituati all’uso dell’energia solare, come per esempio la Tunisia, i paesi del Medio oriente e del Nord Africa.
Recentemente lei ha organizzato un road show per attrarre i mercati finanziari e le banche in questo progetto. Quali risposte ha ottenuto?
Il mercato finanziario è molto sensibile al progetto. Abbiamo istituzioni finanziarie coinvolte nell’iniziativa, banche molto importanti, istituti assicurativi nazionali. Possiamo dire che c’è un interesse nei confronti di questo progetto. Tuttavia c’è anche una sorta di atteggiamento “wait and see” (aspetta e vedi), ci sono anche un paio di bisogni a cui bisogna dare risposte prima di decidere un investimento. E’ su questo punto che stiamo lavorando.
Avete riscontrato un po’ di riluttanza da parte delle banche?
Non abbiamo riscontrato una vera riluttanza finora. Potrebbe essere un investimento interessante e c’è un interesse generale. Gli investitori sono interessati a capire bene le opportunità fornite dal progetto.
E da parte dei governi?
Siamo in trattative con i governi del Mediterraneo. Ovviamente c’è un interesse nell’insieme del progetto. Tuttavia ci sono anche problemi per quanto riguarda i paesi nordafricani: qual’è il valore aggiunto per lo sviluppo locale, la creazione di posti di lavoro, quale sviluppo economico incluso in quest’iniziativa? Stiamo facendo del nostro meglio per mostrare il potenziale e dove possiamo avere il massimo di sviluppo locale.
Quanti posti di lavoro verrebbero creati nei paesi del Nord Africa con questo progetto?
Non posso fornire un dato preciso su questo. Ci sono tanti posti di lavoro nella fase della costruzione delle centrali, alcuni posti di lavoro qualificati nella fase operativa che dura 20 anni e forse anche di più. Per forza di cose costruire e poi lavorare all’operatività di queste centrali negli anni è un motore di sviluppo economico e di creazione di posti di lavoro non indifferente. Tuttavia non posso dare una cifra precisa.
Tecnicamente, pensa che il progetto sia perfettamente realizzabile?
Da un punto di vista tecnico, direi che è perfettamente fattibile. Dipende un po’ dai siti di cui avremo bisogno dove dobbiamo qualificare alcuni componenti per specifiche applicazioni ma è tecnicamente fattibile. La tecnologia usata per questo progetto è stata già testata in diversi mercati. E’ per questo che si può affermare con una certa tranquillità che è un progetto fattibile.
Lei si aspetta che a lungo termine l’Europa non dipenderà più dall’energia fossile?
Io vedo un mix di fonti energetiche nel prossimo decennio e penso che per la produzione di energia sostenibile avremo bisogno di tutti i componenti delle diverse fonti energetiche.
La sua società si occupa anche di energia eolica?
Decisamente sì. Siamo uno dei più importanti fornitori di turbine eoliche con una specializzazione nelle installazioni offshore.
Ci può dire qualcosa sulle tecnologie che dovrebbero essere usate nel Desertec project?
Per quanto riguarda Desertec, il concept è tecnologicamente molto aperto. Quindi comprende energie verdi, energia solare con diverse tecnologie scelte per questo concept.
La tecnologia usata sarà solo multinazionale o solo tedesca?
Lo sviluppo tecnologico è già multinazionale. Stiamo aumentando le partnership con i paesi del Nord Africa. Alcune attività in Egitto, per esempio, riguardano delle ricerche in un paio di settori.
Quali sono i vantaggi più importanti per l’Europa e per gli altri paesi?
Penso che il vantaggio principale per alcuni paesi del Nord Africa come la Tunisia sia che per la prima volta ci sia più energia rinnovabile a disposizione. Così avendo più energia nella rete si potrebbe fare fronte all’aumento della domanda. In secondo luogo, creeerebbe dei lavori, in particolare dei lavori qualificati. In terzo luogo, può aprire un canale di export e di ritorni economici da export che aiuta per lo sviluppo.
Lei crede che il futuro appartenga all’energia rinnovabile?
Penso che vedremo crescere questo tipo di energia in modo proporzionale. Penso che dovremo affrontare nei prossimi dieci anni tanto il problema dei costi quanto quello della regolazione dell’energia che per il momento non si può sostituire nel prossimo decennio ma certamente assisteremo a un cambiamento, una sostituzione di fonti energetiche più nel lungo periodo che nel breve periodo.
Fonte: africanmanager.com