«L’arte di negare l’evidenza.» Così avremmo titolato ieri per dare la notizia della selvaggia repressione che ha colpito i manifestanti in Togo.Infatti le autorità della polizia erano salite sui loro grandi cavalli per smentire formalmente qualsiasi violazione e qualsiasi violenza perpetrata contro un manifestante. Una pillola amara che hanno dato all’opinione pubblica con non poca difficoltà visto che i fatti parlavano da soli.
Con Facebook, la dissimulazione e’ inutile
Talvolta ci si domandava se l’opposizione e la polizia vivessero sullo stesso pianeta per quanto le posizioni sostenute dagli uni e dagli altri erano contraddittorie.
Niente di nuovo sotto il sole visto che le autorità togolesi, anche ai più alti vertici dello Stato, sembrano aver fatto della negazione il loro sport preferito. La prova e’ che hanno mascherato un rapporto d’inchiesta da loro ricevuto e trasmesso dalla commissione per i diritti umani.
Inoltre sono rimasti impavidi di fronte alla levata di scudi che ne è seguita tanto che il presidente della suddetta commissione è dovuto fuggire in esilio per avere salva la vita.
In effetti, cercando di negare in tutti i modi i crimini commessi nei confronti dei manifestanti, le autorità della polizia togolese avevano indubbiamente dimenticato che nell’èra del multimediale, non si può dissimulare più niente.
Tutto accade come se il mondo fosse diventato un villaggio in cui, generalmente, ogni abitante sa quasi tutto ciò che succede nella casa del suo vicino. La menzogna, una parola volgare per descrivere il mondo odierno.
Che giustizia sia fatta
Fortunatamente il ministro della sicurezza, Gnama Latta, è ritornato sui suoi passi riconoscendo tacitamente che sono state commesse delle violenze contro i manifestanti. Un mea culpa, se si tratta di questo, che non fa onore e che, al contrario, è rivelatore di un comportamento poco responsabile.
Ciò fa dubitare circa l’affidabilità dei risultati che usciranno dalla commissione d’inchiesta che il ministro vuole avviare. Il ladro ha convenienza nel pentirsi ma sarà difficile, per la vittima, dargli pienamente fiducia.
Come ci si può aspettare delle sanzioni contro le forze di sicurezza se si sa che lo stesso Stato togolese è fondamentalmente poliziesco e militare? Aspettiamo e vediamo.
In ogni modo, se ci dovranno essere delle sanzioni, queste non dovrebbero riguardare solo gli ultimi [in grado] poiché prima di passare all’azione le forze di sicurezza hanno indubbiamente ricevuto degli ordini «dall’alto.»
Un mea culpa, va bene ma giustizia dev’essere fatta per le vittime.
Boundi Ouoba (Le Pays)
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Fonte: Slateafrique.com