Tafferugli in alcuni seggi per i ritardi nell’ufficializzazione dei risultati elettorali.
In piena notte, a 24 ore dalla chiusura delle votazioni per le elezioni generali, i sostenitori dei partiti d’opposizione presidiano i seggi in cui sono convinti della vittoria. Si tengono svegli gli uni con gli altri. Sanno che addormentarsi può voler dire la sconfitta, in un paese in cui il trionfo elettorale pare non essere determinato solo dalle urne.
Domenica in Tanzania si è votato per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, i membri del Parlamento e i rappresentanti locali. A contrastare il partito di maggioranza, il partito della rivoluzione (CCM, Chama Cha Mapinduzi) che è al potere dall’indipendenza nel 1961, ci sono diversi raggruppamenti d’opposizione. Ma gli unici in grado di mettere in difficoltà l’attuale governo sono lo storico partito legato alle rivendicazioni delle isole, CUF (Civic United Front) e un outsider, CHADEMA (il partito per la democrazia e lo sviluppo) che ha guadagnato inaspettati consensi denunciando gli scandali e la corruzione dell’attuale governo.
La partita per Zanzibar, che gode di una forma semiautonoma di governo, è già chiusa e ufficializzata. Un accordo tra maggioranza e opposizione (CUF) siglato nei mesi scorsi ha blindato il risultato. L’accordo “per un governo di unità nazionale” prevede una forma di gestione congiunta del potere a prescindere dal risultato. E così, per un pugno di voti, Ali Mohamed Shein (CCM) sarà il nuovo Presidente di Zanzibar, mentre il rivale Seif Sharif Hamad (CUF) verrà probabilmente insignito della carica di Primo Ministro.
Ma sulla terraferma gli avvenimenti stanno andando in modo diverso. La presidenza di Jakaya Kikwete verrà probabilmente riconfermata per il secondo e ultimo mandato. Invece la lotta per i posti in Parlamento rimane aperta. Nelle città più importanti (Mwanza, Arusha, Dar es Salaam) alcuni scontri hanno caratterizzato la giornata di ieri. La commissione nazionale per le elezioni (NEC), nominata dal governo uscente, ha ritardato nell’annunciare i risultati di alcuni seggi. A Dar Es Salaam, nei quartieri di Tandika, Temeke e Mwananyamala la polizia ha caricato e disperso con i gas lacrimogeni i manifestanti delle opposizioni che chiedevano la chiusura dei risultati.
Ieri sera, verso le 22, la tensione era palpabile ad Ubungo, il quartiere universitario. Si dice che il governo abbia protratto la chiusura delle università per impedire il voto degli universitari. Tre camionette militari e un camion per il lancio di getti d’acqua presidiavano il seggio, mentre i tanti sostenitori del Chadema, accorsi dopo aver avuto notizia degli avvenimenti, invocavano l’ufficializzazione della vittoria.
“Perchè ci mettono così tanto a dare i risultati. Da ieri sera i seggi sono chiusi. Nei villaggi, dove si suppone ci debbano mettere di più per la difficoltà degli spostamenti è già tutto fatto. Qui in città ci sono ottime strade ma ancora niente di ufficiale. Eppure noi lo sappiamo di aver vinto. Questo è il motivo per cui siamo qui. Vogliamo che la nostra volontà elettorale sia rispettata. Nessun imbroglio questa volta.” È un sostenitore del CHADEMA che parla.
Sono le tre di notte, davanti alla scuola elementare di Oysterbay, uno dei quartieri di più ricchi di Dar Es Salaam. Ci sono ambasciate, alberghi di lusso e forse turisti assopiti. E poi ci sono i sostenitori dell’opposizione che si danno il cambio davanti alla scuola. Di fronte a loro i militari, divisi da una linea invisibile. Si guardano, si studiano reciprocamente. Attendono ordini dall’alto. È una situazione nuova per entrambe le parti. Comunque vada a finire è chiaro a tutti che qualcosa, nel modo di fare politica in Tanzania, sta cambiando radicalmente.
Testo e foto di Elisabetta Campagnola