“Ritorno in Tanzania” è un libro di Francesco Giannola, 25 anni, laureando in Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista”.
Si tratta di un libro che, in forma di diario, racconta la vita missionaria in Tanzania, la vita di quei giovani che sempre più numerosi scelgono di vivere periodi di incontri con altri popoli e continenti.
Segue la presentazione del libro inviataci dalla casa editrice Emi e una breve intervista all’autore.
Sempre più sono i giovani e non che nei mesi estivi scelgono di vivere esperienze di servizio e cooperazione in paesi del Sud del mondo. Ritorno in Tanzania parla in primo luogo a loro, ma anche a tutti coloro che sognano o hanno già vissuto periodi d’incontro con altri popoli e continenti.
Le pagine scritte dal giovane Francesco Giannola, 25 anni, hanno lo stile del diario, ma la profondità di riflessioni a lungo maturate. Alla sua seconda esperienza di servizio in Tanzania, Francesco racconta filtrate nei suoi occhi immagini del continente che s’imprimono nella mente di chi si avvicina all’Africa. Il contatto con una natura viva e sorprendente, ma soprattutto l’incontro con i tanti volti del continente: Adriano, 12 anni, orfano, che improvvisa con una chitarra a una sola corda un ritmo che si trasforma, con il fischio di Francesco, in melodia e canto; oppure Dario, due anni, nato grazie all’aiuto di un sacerdote da cui ha preso il nome; e ancora Hilary, 16 anni, ucciso da un’infezione provocata dall’AIDS, ma il cui ricordo resta sorgente di vita.
Francesco accompagna il lettore alla scoperta di qualche frammento del continente africano. Lo fa in punta di piedi, senza pretendere di comprendere e spiegare tutto, ma col desiderio di condividere la pienezza di vita sperimentata. Da assaporare anche nel ritorno a casa: «sono convinto che bisogna fare, almeno una volta nella vita, un’esperienza in terra di missione, semplicemente per metterci in discussione e prendere in giro il nostro Io, che non ha fatto altro che parlare di sé, tutto contento…»
Francesco Giannola, nato a Partinico (Palermo) nel 1984, alunno del Seminario arcivescovile di Monreale, prossimo al diaconato, è laureando in Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista”. Membro della redazione e collaboratore della testata giornalistica GioOtto (mensile Diocesano di Monreale), collabora con l’Ufficio missionario diocesano per la realizzazione annuale del sussidio “La Chiesa Monrealese per la missione Ad Gentes”.
Francesco, a 25 anni cosa significa per te questo libro?
Questo libro è, semplicemente, una piccola tela dove mi sono divertito a pennellare gli intensi colori dei tramonti dell’Africa, i suoi paesaggi insabbiati con grandi alberi e i suoi volti dai lineamenti marcati, mettendone in risalto fra questi, con segni più decisi, alcuni che mi hanno, in quei giorni ed ancora oggi, inquietato santamente; fatto gioire e riflettere profondamente; giocare ed amare come non avevo fatto mai; danzare e sorridere come il sole, carico di vita, nelle prime ore del mattino; cantare e suonare le note del vento leggero. Sono, le pagine di questo libretto, un balbettio di stupore, poche parole che cercano, instancabilmente, di trattenere la grandezza di un’esperienza che segna i cuori, la bellezza di uno sguardo perso nel cielo, sempre in ricerca.
Perché lo hai scritto?
Il libro nasce per un motivo, solamente uno. Dare a chi si appresta a fare un’esperienza missionaria, a chi la sta vagliando nel suo cuore, a chi la sogna da tanto tempo, a chi l’ha già fatta e ha il cuore colmo di gratitudine, una sillaba, una scintilla di luce, una testimonianza, una rima di ciò che l’Africa è. A questo si affianca, anche, l’importanza di partire con almeno un’idea più consapevole e preparata, passando in rassegna alcuni documenti della Chiesa sul tema della Missione. Domande del genere: che cosa è la missione? chi è il missionario? perché io sto calpestando o voglio andare per le strade della povertà? nascono inevitabilmente. Nel libro queste trovano degli orientamenti credo validi, non risposte secche, che possono aiutare o aprire gli orizzonti.
La Parola di Dio come ti ha accompagnato in quei giorni?
La Parola è vita, è luce, in quei giorni la vera forza, il fuoco della carità nei vasi sanguigni, ciò che ha aperto il cuore all’accoglienza dell’altro, ciò che ha messo a tacere l’“IO” che si compiace di se stesso, sempre. Leggere il Vangelo in quei giorni e poi vedere la Presenza, il Volto nei volti scarnificati per la fame è stato per me l’indicibile. Leggere quei versetti sulla Carità di San Paolo e poi guardare i sacerdoti fidei donum spendersi senza misura, è stata sublime testimonianza, la vera rivoluzione d’amore alla quale tutti, nessuno escluso, siamo chiamati.
Cosa consiglieresti a quanti stanno per vivere una breve esperienza in terre di missione?
Solo di perdersi negli occhi, nei sorrisi, nelle parole, dei volti che la strada mette davanti. Solo di vivere la vita come un dono e lasciarsi invadere dalla brezza leggera che ha sempre un messaggio nuovo oltre il silenzio.