“Sur la planche” o come sfuggire allo sfruttamento

Un film durissimo che racconta una storia di sfruttamento, miseria e tanta ostilità.La pellicola di Leila Kilani narra le vicende di una giovane marocchina di Casablanca che cerca di sopravvivere, lavorando a Tangeri, e di racimolare abbastanza soldi per abbandonare quella vita, la topaia dove vive e quella puzza di gamberetti che non se ne va neanche strofinandosi col sapone fino a staccarsi la pelle. Ecco a proposito la protagonista insieme alla sua amica, alter ego, lavora in una fabbrica dove si sbucciano gamberetti tutto il giorno per un salario da fame.

Per sfuggire a tutto ciò le due ragazze sono disposte anche a rubare.

Tutto ciò finirà grazie all’amica complice che voleva farla finita con quella vita.

Ottima la recitazione della protagonista principale e la fotografia. Per il resto il film insiste tantissimo su primi piani e dettagli. Ottima scelta per far entrare lo spettatore nella psicologia dei personaggi. Un minor numero di primi piani avrebbe raggiunto lo stesso scopo.

la regista Leila Kilani

 

 

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