Chiudere la fase di transizione con nuove istituzioni, coinvolgere gli islamici moderati nel processo di pace, maggiore trasparenza nella gestione degli aiuti: sono le priorità italiane per la stabilizzazione della Somalia illustrate dal Ministro Giulio Terzi alla conferenza internazionale di Londra.
“Non accetteremo una ulteriore estensione della transizione” perché “lo status quo non è un’opzione“, ha affermato Terzi, sottolineando che “ora ci aspettiamo che le riforme programmate siano realizzate in modo che la Somalia possa avere un nuovo quadro istituzionale“.
La riforma del Parlamento e l’adozione di una nuova Costituzione sono le precondizioni affinché, come previsto dalla road map stabilita in dicembre dalla Conferenza di Garowe, si possa chiudere l’attuale fase transitoria. Il timore di Terzi e della comunità internazionale, infatti, è che il processo non segua il calendario prefissato, lasciando un vuoto di potere a Mogadiscio che precipiterebbe di nuovo il Paese nel caos, anche alla luce della presenza dei miliziani islamici shabab affiliati ad al Qaeda.
Inoltre, ha spiegato Terzi, è necessario “uno sforzo per coinvolgere i gruppi islamici somali che rinunciano al terrorismo internazionale” nel processo di stabilizzazione della Somalia. “Sosteniamo – ha aggiunto – una riconciliazione che rafforzi quei leader regionali, locali, religiosi intenzionati ad impegnarsi in un processo politico pacifico”.
L’Italia è anche “pronta a partecipare” al ‘joint financial management board’, un nuovo meccanismo che dovrà assicurare maggiore trasparenza nella gestione delle entrate e degli aiuti internazionali”. La Farnesina sta finanziando iniziative di “institution building” e in ambito Onu c’è un progetto per la formazione di giudici provenienti dal Governo federale transitorio e dalle altre amministrazioni somale. La Cooperazione Italiana, negli ultimi 10 anni, ha effettuato interventi a dono per 118 milioni di euro.
Aprendo i lavori della conferenza, il Primo Ministro britannico David Cameron ha avvertito che il mondo “pagherà un prezzo” se ignora i problemi della Somalia, perché “in un paese dove non c’é speranza, prosperano caos, violenza e terrorismo. I pirati sconvolgono rotte commerciali vitali e rapiscono terroristi, giovani menti vengono avvelenate dal radicalismo creando un terreno di coltura per il terrorismo che minaccia la sicurezza del mondo intero”.
Il Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha evocato sanzioni a chi mette i bastoni tra le ruote alla transizione politica in Somalia. “La posizione degli Stati Uniti è chiara. Ogni tentativo di bloccare il processo politico e mantenere lo status quo non sarà tollerato“, ha detto la Clinton, annunciando aiuti aggiuntivi di 64 milioni di dollari.
Per il francese Alain Juppé le milizie shabab devono “deporre le armi e rinunciare alla violenza” mentre bisogna porre fine “alla scandalosa impunità dei pirati”. Il turco Ahmet Davotoglu ha invitato ad aprire più ambasciate a Mogadiscio.
Fonte: esteri.it