Fatta in collaborazione con Mixamag.it questo qui sotto è il testo dell’intervista a Jean-Léonard Touadi, deputato del PD di origine congolese.
Dopo i fatti di Rosarno di gennaio, cosa ha fatto lei e la classe politica per affrontare le cause ed evitare il ripetersi di simili disordini?
Ho scritto e ripetuto da tempo che è sbagliato trattare il tema solo sull’onda dell’emergenza. Si fa qualcosa e poi si aspetta che si accenda un’altra crisi da qualche altra parte. Il fenomeno dell’immigrazione è strutturale ma si continua ad affrontarlo come se fosse qualcosa di sporadico. Al contrario dev’essere affrontato fuori dall’emergenza, devono essere predisposti dei progetti d’inclusione. Assistiamo ormai da anni a queste persone che viaggiano in cerca di lavoro per tutta l’Italia, in lungo e in largo. Sì, credo proprio che li possiamo chiamare i “nuovi schiavi”. Ora l’epicentro della crisi è stato a Rosarno, ma prima era a Castel Volturno, a Villa Literno. Domani chissà dove sarà. Probabilmente nel mantovano dove c’è una forte comunità Sikh che vive in condizioni estremamente disagiate.
Gli immigrati sono la causa dell’insicurezza percepita da molti italiani?
Viviamo in un Paese in cui si fa un gran parlare di sicurezza, di legalità e non si riesce a capire e far comprendere che sono loro, gli immigrati, le prime vittime dell’insicurezza. Sono i più deboli tra i deboli.
Che cosa si sta facendo?
Dire che non si è fatto niente non è vero e non è corretto. La reazione che a me sembra più positiva è quella dei giovani. Alcuni hanno organizzato una grande manifestazione a Roma per rivendicare la regolarizzazione degli immigrati. Ci sono stati dei sit-in subito dopo quei fatti. Poi c’è stata la grande mobilitazione del primo marzo.
Adesso si tratta di capire come tradurre in progetti queste richieste nate spontaneamente dalla società civile. Noi come PD abbiamo lavorato ad una mozione in Parlamento che prende il nome di Livia Turco. (Mozione respinta dalla Camera ndr) .
È una mozione che parte tenendo conto della giurisprudenza europea e spiega perché ci sia bisogno di prosciugare le sacche di lavoro nero o meglio di sfruttamento. Un termine questo che fa capire subito che ci sono delle vittime, da una parte, e frange d’imprenditori senza scrupoli dall’altra. Chiederemo la riapertura dei termini per la regolarizzazione che è stata concessa solo ad alcune categorie (colf e badanti, ndr).
Bisogna far capire che questi immigrati non aspettano altro che regolarizzarsi. Bisogna porre fine allo sfruttamento.
intervista di Piervincenzo Canale