This Day (Nigeria) – 18 Novembre 2010
Gli scontri di lunedì scorso nel Sahara Occidentale hanno portato di nuovo drammaticamente alla ribalta l’impellente necessità di risolvere secondo giustizia ed equità la trentacinquennale disputa sul territorio (vedi video su Africanews.es QUI).
Gli scontri, costati 36 vite tra civili e soldati, hanno avuto luogo mentre il Marocco e il Fronte Polisario stavano tenendo dei colloqui all’Onu sul futuro della Repubblica Democratica Araba Saharawi (SADR) e l’indipendenza del territorio occupato.
La popolazione del territorio occupato si è nuovamente appellata all’Onu affinché indaghi questo ennesimo spargimento di sangue. Chiedono una rapida risoluzione della disputa, che assicuri la loro autodeterminazione come diritto inalienabile sotto la tutela dell’organizzazione mondiale.
In realtà il territorio è in fermento dal 1975, quando il Marocco procedette alla sua annessione approfittando della partenza delle autorità coloniali spagnole.
Il territorio ha circa 500.000 abitanti, ma ha grandi ricchezze minerarie, specialmente fosfati (utilizzati per produrre fertilizzanti), e altrettante potenzialità offshore per l’esportazione di petrolio e gas. Un’altra grande risorsa è nella pesca. La ricchezza del territorio spiega ovviamente perché le potenze straniere stiano spalleggiando il Marocco nella sua occupazione.
Gli interessi degli ex colonizzatori europei sembrano coincidere con quelli del Marocco, moderno colonizzatore africano nel Sahara Occidentale.
Il Fronte Polisario fu formato nel 1973 da un gruppo di ribelli contro le autorità coloniali spagnole. Quando il Marocco sostituì la Spagna come nuova potenza coloniale il Polisario, agendo sia come movimento politico che come gruppo militare, passò alla resistenza contro l’occupazione.
Dal 1991, anno in cui le due parti firmarono un cessate il fuoco, la questione di un referendum per determinare la volontà popolare è stata all’ordine del giorno. L’incontro dell’8 novembre tra Marocco e Polisario era in realtà un proseguimento dei negoziati.
Semplificando, il Marocco solleva rivendicazioni “storiche” sul territorio, la SADR vuole l’indipendenza per l’asservito popolo Saharawi. Mentre il Marocco ha concesso una qualche “autonomia di ampia portata”, il popolo Saharawi vuole indipendenza totale. E il Polisario fa da guida in questa direzione.
È positivo che l’Unione Africana (fin dai tempi dell’Organizzazione per l’Unità Africana) abbia proseguito nella sua posizione di sostegno alla risoluzione del conflitto nel Sahara Occidentale in favore della giustizia sociale. Ciò spiega perché la SADR è riconosciuta dall’Unione Africana mentre il Marocco è fuori dall’unione per protesta.
I modi e i toni della protesta del Polisario all’Onu lunedì scorso indicano che il movimento anti-coloniale potrebbe perdere la pazienza. Quasi vent’anni dopo la firma del cessate il fuoco, il movimento ha pronunciato una sottile minaccia di tornare alla lotta armata. La dichiarazione di settimana scorsa descriveva addirittura i negoziati Onu come una “copertura” per permettere al Marocco di continuare la sua occupazione.
L’Onu dovrebbe agire per prevenire ulteriore spargimento di sangue nel territorio accelerando l’azione per il referendum, affinché la volontà popolare possa essere liberamente espressa. È ovvio che l’Onu non può aspettarsi che il problema venga risolto semplicemente dislocando qualche dozzina di osservatori militari e una manciata di soldati e forze di sicurezza nel territorio.
Nel frattempo, l’Unione Africana deve essere risoluta nel suo sostegno alla giustizia: il popolo saharawi deve essere liberato dall’occupazione straniera e la SADR divenire presto una repubblica indipendente. Quando ciò sarà fatto, la decolonizzazione del continente africano potrà dirsi finalmente compiuta.
Traduzione di Federica Gagliardi