Siamo al Cairo nel 1942. Una famiglia piccolo borghese viene sorpresa nel sonno dai bombardamenti sulla città.
Le piccole e grandi debolezze umane sono descritte in modo magistrale dall’autore, Nagib Mahfuz, premio nobel per la letteratura. Egli ci offre un romanzo emozionante su un ambiente familiare di sorprendente attualità.
Il libro, scritto in maniera elegante, si legge scorrevolmente.
Il protagonista Ahmad Akif, figlio quarantenne che vive ancora con i genitori, è vittima del modo in cui è stato da questi cresciuto. Ha dovuto abbandonare gli studi dopo che il padre ha prematuramente perso il proprio lavoro. L’odiato impiego statale, che consente il mantenimento della famiglia, gli ha impedito di concludere gli studi universitari e il mancato raggiungimento della laurea lo riempie di frustrazione.
Nel desiderio di raggiungere comunque uno status superiore si getta a capofitto nella lettura compulsiva di libri. La sua preferenza è per la tradizione classica e per gli antichi valori. Nel suo immaginario l’approfondimento del pensiero tradizionale gli consentirà di essere riconosciuto dai suoi contemporanei come un grande saggio. E’ sconvolto dalla rabbia quando scopre che, nell’opinione di alcuni amici, certi nuovi autori a lui ignoti (Marx, Freud) insidiano il primato degli antichi.
Con l’intensificarsi dei bombardamenti, accetta a malincuore la decisione paterna di lasciare la casa dove è nato e vissuto per trasferirsi in un quartiere ritenuto più sicuro. La presenza di molte moschee favorisce la protezione divina e i nemici non oseranno lanciare lì i loro ordigni, pensa il padre.
Il trasferimento di qualche chilometro sarà per Ahmad, che ama i cambiamenti anche se ne è inconsapevole, fonte di nuova vita. Quando la tragedia si abbatterà sulla sua famiglia Ahmad, con la sua forza d’animo, saprà riscattare, agli occhi del lettore attento, la propria mediocrità.
Demetrio Canale