Integrazione, incontro e collaborazione, per un buon co-sviluppo e una nuova cooperazione
Convegno conclusivo dell’undicesima edizione del Festival Ottobre africano – Camera di Commercio – Roma
La piena realizzazione del ruolo degli immigrati nei processi di sviluppo dei paesi di origine e di residenza richiede una maggior collaborazione tra la diaspora, le strutture diplomatiche e le istituzioni dei paesi di partenza e di destinazione dei migranti. È quanto è emerso dal convegno “Immigrazione e Co-sviluppo: idee e pratiche per ridisegnare il ruolo dei migranti” svoltosi lo scorso venticinque ottobre alla Camera di Commercio di Roma, in occasione della chiusura dell’undicesima edizione del Festival Ottobre africano.
Nel messaggio scritto inviato agli organizzatori, la Ministra per l’Integrazione Cécile Kyenge, scusandosi per la mancata presenza causa “improrogabili impegni istituzionali”, ha posto l’accento sull’esigenza di maggior collaborazione, rilevando, infatti, come “(…) i movimenti migratori, supportati da una buona governance, possano innescare prassi virtuose, collegando regioni del mondo tra loro distanti”. Il convegno, iniziato alle ore dieci del mattino e terminatosi alle ore diciasette, è stato un’occasione unica per scoprire le politiche migratorie degli stati africani, in particolare quelle indirizzate alla propria diaspora. Tra i relatori, erano, infatti, presenti Mamadou Kamara Dekamo, Ambasciatore del Congo e Decano del Corpo diplomatico africano in Italia, nonché i rappresentanti delle ambasciate del Ghana e del Marocco. Oltre alla diplomazia, era anche presente il mondo accademico, rappresentato da due docenti e ricercatori, Bruno Riccio, docente di antropologia all’Università di Bologna (http://www.unibo.it/it) e Sebastiano Ceschi del Cespi (http://www.cespi.it/home.html). Il primo, dopo aver illustrato le luci e le ombre del co-sviluppo in Italia, ha rilevato come tale processo dipenda molto dal grado d’integrazione degli immigrati. Per lanciare un progetto di sviluppo nel proprio paese, l’immigrato deve, infatti, essere capace di guidare una serie di processi complessi, tra cui la non facile gestione del rapporto con le istituzioni e gli enti locali. D’altra parte, Ceschi ha anche sostenuto come la partecipazione ai processi di co-sviluppo contribuisca positivamente all’integrazione degli immigrati nella società di residenza, indipendentemente dal successo raggiunto dai progetti ideati: i processi relazionali che accompagnano la fase progettuale permettono, infatti, agli immigrati di rinforzare le proprie capacità d’azione. Bruno Riccio ha da parte sua posto l’accento sul fatto che il co-sviluppo non debba essere considerato una panacea. Il docente universitario ha spiegato con dettagli il concetto di co-sviluppo, illustrandone i due modelli che negli ultimi anni sono stati sperimentati in Italia: quello dal basso, avviato dalle stesse associazioni degli immigrati, autonomamente oppure insieme alle organizzazioni non governative, e quello dall’alto, incentivato dalle istituzioni locali come nel caso dei bandi per i progetti di co-sviluppo lanciati negli ultimi anni dal Comune di Milano e dall’iniziativa Fondazioni4Africa.
La diaspora senegalese si è rivelata quella tra le più dinamiche d’Italia in termini di buone pratiche di co-sviluppo. Mbaye Diop, responsabile del Coordinamento delle associazioni dei senegalesi della Toscana (CASTO), ha, infatti, raccontato con fierezza la realizzazione, in totale autonomia da parte dei senegalesi d’Italia, di un ospedale moderno nel loro paese, provando come progetti di co-sviluppo possano anche essere avviati senza necessariamente coinvolgere e chiedere aiuti alle istituzioni dei paesi di residenza. Diye Ndiaye del Cospe (http://www.cospe.it/cospe/old/index.php), ha, dal canto suo, raccontato l’esperienza delle associazioni senegalesi nell’ambito del progetto di co-sviluppoFondazioni4africa.
Il concetto di co-sviluppo comprende anche il contributo dei migranti allo sviluppo dei paesi di residenza. La dottoressa Suzanne Diku Mbiye, medico di origine congolese, ha, a questo riguardo, illustrato l’impegno della Redani – Rete della diaspora africana nera d’Italia – nel processo di sviluppo socio-politico dell’Italia: “la Redani ha dato a questo paese il suo primo Ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge, lo scrittore Kossi Komla e il direttore del Festival Ottobre africano Cleophas Adrien Dioma”. Il medico congolese ha ricordate una serie di iniziative di dialogo interculturale portate avanti dalla diaspora africana d’italia, tra cui l’African Summer school (http://www.africansummerschool.org/) la cui prima edizione è stata lanciata la scorsa estate. Il co-sviluppo pone quindi gli immigrati di fronte alla sfida di essere dei veri protagonisti del cambiamento sociale del paese di accoglienza, superando quella fase storica dove erano chiamati a giocare il ruolo di testimoni nelle conferenze sull’immigrazione. Presente all’incontro, l’onorevole Khalid Chaouki, deputato Pd di origine marocchina, ha espresso la propria soddisfazione di ritrovarsi insieme a Cleophas Dioma, nella parte, appunto, dei protagonisti. Un protagonismo che l’esponente del Pd porta avanti in Parlamento per l’attuazione di leggi più eque in tema dell’immigrazione e per il dialogo interculturale tra i paesi del mediterraneo.
Il ruolo degli immigrati cresce anche nell’ambito imprenditoriale. Nel convegno, hanno, infatti, partecipato anche alcuni esponenti che rappresentano questo nuovo fenomeno, tra cui Paola Menetti, presidente nazionale di Legacoopsociali (http://www.legacoopsociali.it/), e Indra Perera, presidente del CNA world (http://www.cnapmi.org/Unioni-e-Gruppi-di-interesse/Gruppi-di-interesse/Cna-World-Imprenditoria-straniera) che, nel suo intervento, ha lanciato un appello alle associazioni della diaspora per, insieme, sostenere e far emergere con forza il ruolo del migrante come creatore di ricchezza economica in Italia.
Durante il dibattito, l’attenzione dei relatori è stata ritenuta dalla questione del rapporto tra la cooperazione tradizionale portata avanti dalle Ong e il ruolo degli immigrati nei processi di sviluppo nei paesi di origine. Per alcuni esponenti della diaspora, è insostenibile che, ancora oggi, i progetti di cooperazione avviati in Africa siano portati avanti ignorando gli stessi africani che risiedono da anni in Italia. Parlando di tale argomento, il direttore del festival Ottobre africano Cleophas Adrien Dioma ha rilevato come ci sia oggi più che mai maggior necessità di occasioni d’incontro tra gli italiani e gli immigrati, per creare una nuova cultura, anche nel campo dei processi di cooperazione e di solidarietà.
Fortuna Ekutsu Mambulu
Fonte: ottobreafricano.org