Questo che potete leggere qui sotto è il documento del 9 gennaio della rete migranti reggina, all’indomani delle violenze che hanno sconvolto la città di Rosarno.
La Rete Migranti di Reggio Calabria, costituita da soggettività di varia estrazione culturale, religiosa e politica, comprese le diverse realtà che da anni, soprattutto in questi drammatici momenti, lavorano al fianco dei migranti di Rosarno, ha da sempre denunciato lo stato di degrado, schiavitù e assenza assoluta di diritti in cui si ritrovano i “raccoglitori di arance”.
Una situazione la cui esplosività era ben conosciuta. L’ennesima aggressione fisica subita da uno dei braccianti ha scatenato la loro rabbia spontanea. Questa reazione ha provocato una risposta spropositata, violenta e xenofoba di una parte della popolazione rosarnese che si è sentita autorizzata “al tiro al bersaglio”.
Quanto accaduto è l’esemplificazione di uno stato di ingiustizia sociale, sfruttamento e diseguaglianze prodotto anche da politiche nazionali razziste e securitarie che mai come in questo momento si sono rivelate fallimentari e inappropriate.
Degli oltre 1500 migranti impegnati nell’agricoltura locale, al momento solo pochi permangono a Rosarno, in attesa di scappare dalla terra che li ha resi schiavi nonostante fossero il cardine dell’economia di quel territorio: paradossale era la loro unica richiesta, impressa sui muri dell’ex Opera Sila di Gioia Tauro, “Non sparateci addosso”.
La Calabria solidale che da sempre lotta per l’integrazione e l’accoglienza, rifiuta questo stato delle cose e lancia la costituzione di una Rete di Solidarietà nazionale che supporti i migranti, costretti a lasciare il loro tetto d’amianto, la loro baracca, il loro lavoro niente affatto dignitoso e il loro ultimo stipendio per ritrovarsi nuovamente alla ricerca di un futuro che speravano di guadagnarsi in Calabria.
L’eccezionalità di quanto sta avvenendo evidenzia non solo l’incapacità dello Stato di rispondere adeguatamente alla domanda sociale rivolta dai migranti, ma anche come abbia lasciato in maniera incosciente, pericolosa e irresponsabile che a risolvere il “problema” fossero mani mafiose e/o rondiste.
La complessità della situazione in atto a Rosarno, forse non casuale ma comunque pericolosa, necessita di un tempo di analisi prima di un intervento politico. L’assemblea nazionale della Rete Antirazzista, che si terrà a Roma il 24 gennaio, diventa un primo momento per riflettere e rispondere, attraverso un ragionamento collettivo, ad una situazione che oggi si è determinata nella Piana di Gioia Tauro, ma che coinvolge tutta l’Italia rischiando di divenire un pericoloso precedente. Noi parteciperemo all’assemblea di Roma proponendo la convocazione in tempi brevi di un nuovo incontro nazionale da tenersi a Riace, borgo virtuoso dell’ospitalità diffusa e multietnica.
Reggio Calabria, 09.01.2010
La Rete Reggina Migranti