Quella che segue è una raccolta di adesioni per evitare la barbarie dopo i recenti fatti di Rosarno in Calabria.
Così l’Italia (ri)scopre la schiavitù nelle proprie piantagioni!
Mentre la lega al nord colpisce con battute ed atteggiamenti razzisti, al sud si perpetua l’arte dello sfruttamento e della violenza “su commissione”. Al Sud scopriamo allibiti uno Stato incapace di far rispettare la legge, un sindacato che non ha lavoratori da difendere, una chiesa troppo piccola e sola per contare veramente ed una società impoverita e senza futuro alla quale hanno tolto la speranza di poter cambiare le cose.
Che differenza c’è tra il nostro meridione e la Somalia, dove Ilaria Alpi ed il suo collega trovavano la morte per le indagini sul traffico di armi e rifiuti tossici? Dove è la differenza tra la Chiquita e la Del Monte, che in Africa ed in America Latina sfruttano ed ammazzano lavoratori e sindacalisti dei paesi a cui hanno sottratto le terre, e le cosche mafiiose che si sono impossessate di tutta la filiera della produzione e commercializzazione degli agrumi della Calabria e della Sicilia?
Quale è la differenza tra i bianchi sudafricani che durante l’aparthaid negavano al nero la condizione di essere umano e noi, bianchi italiani, che li releghiamo a vivere in condizioni disumane ma ben asserviti ai nostri interessi puramente economici?
Rosarno, Gioia Tauro, Polistena, Taurianova, e tanti altri paesi della Piana, hanno conosciuto nell’ultimo secolo solo sfruttamento ed emigrazione.
Dove è la memoria dei racconti dei loro nonni, padri e madri, emigrati per disperazione o per forza, per assicurarsi un futuro o semplicemente salvarsi la vita in una terra in cui la mafia ha sempre imposto la politica, l’economia e lo sviluppo?
Niente, neanche la memoria di sfruttamenti recenti vissuti sulla propria pelle ha evitato questa discesa agli inferi della Calabria!
D’altra parte, una Regione che ha sacrificato i suoi uomini migliori subendo sempre più silenziosamente una volontà politica di sottosviluppo e allontanamento dal resto d’Italia (e dell’Europa) non poteva che essere la Regione più adatta a perpetrare questo ennesimo delitto contro l’umanità, questa povera umanità fatta di braccia e gambe adatte a lavorare nelle situazioni più estreme e disgraziate.
Noi non compreremo più le arance grondanti il sangue dei fratelli africani, superstiti del Mediterraneo, delle guerre che mai risparmiano i loro paesi, vittime di questo mondo globalizzato che vede noi sfruttatori e loro prede. Come in passato si è detto no alla Del Monte, alla Chiquita, alla Coca Cola e a tante altre multinazionali che affamano, sfruttano, ammazzano in paesi lontani dal nostro, chiediamo a maggior ragione di dire no alle arance italiane se non si è certi dell’etica della loro produzione. Premiamo con i nostri acquisti le produzioni oneste di chi ancora lotta e si oppone a questo stato di cose, cercando e mettendo in rete informazioni su dove fare acquisti etici. Non possiamo accettare di sostenere le mafie ed i loro delitti con i nostri soldi!
Associazione Culturale Kel ‘Lam onlus
Per adesione inviare un fax al n. 06 27800082 oppure una mail: kellam@libero.it
Primi firmatari:
- Ndjock Ngana
- Angela Plateroti
Adesioni:
- Linda Tregua
- Luciano Chiolli