Sono mesi particolarmente difficili per la Nigeria. Da novembre il presidente Umaru Yar’Adua è ricoverato in Arabia Saudita per problemi cardicaci. E il 17 gennaio sono riesplosi gli scontri tra cristiani e musulmani nella città di Jos.
Secondo un bilancio provvisorio, le vittime sono 288, ma gli scontri continuano in varie zone della città nonostante il governo abbia dichiarato il coprifuoco totale. I cattivi rapporti tra i musulmani e i cristiani, soprattutto nella zona centrale del paese, hanno radici profonde, ma la situazione è decisamente peggiorata dal novembre del 2008, quando sono state uccise circa cento persone. La città di Jos, che ha circa 500mila abitanti, si trova in una zona cruciale del paese, stretta tra il nord musulmano e il sud cristiano e animista.
Secondo il quotidiano This Day, “non bisogna sorprendersi se gli scontri sono ripresi, visto che dopo le violenze del 2008 nessuno dei responsabili è stato punito, neanche i mercenari arrestati con indosso le uniformi dell’esercito. I loro casi, come quelli degli altri 327 sospettati per quegli scontri, devono essere riaperti e le indagini devono ricominciare. È l’unico modo per evitare ulteriori violenze”.
Il quotidiano Punch spiega che i fatti di Jos sono la dimostrazione più evidente del declino dello stato nigeriano. “Come hanno spiegato vari analisti e politici d’opposizione, l’escalation di violenza è stata consentita dalla debolezza del sistema di polizia e dalla disorganizzazione a livello amministrativo. Le responsabilità della crisi vanno attribuite ai leader politici, che guidano il paese in base ai loro interessi”.
Nel frattempo, un altro quotidiano nigeriano, il Guardian, informa che “il vicepresidente Goodluck Jonathan, temporaneamente alla guida del paese a causa delle cattive condizioni di salute del presidente, ha inviato l’esercito a Jos per pacificare la situazione”.
Fonte: Internazionale