Una risoluzione per il bando universale delle mutilazioni genitali femminili è un obiettivo che si può perseguire “con buona prospettiva” alla prossima assemblea generale dell’Onu, il prossimo settembre. Lo ha affermato il direttore generale della Cooperazione Italiana, Elisabetta Belloni, che oggi alla Farnesina ha incontrato sette attiviste africane per fare il punto sulle politiche di contrasto al fenomeno. “Anche se falliamo nei tempi previsti, questa battaglia nel lungo termine sarà vinta”, ha assicurato poi.
Bandire le mutilazioni genitali femminili, ha spiegato il capo della Cooperazione, è un “affare di diritti umani e non di religione o medicina”.
Inoltre, è necessaria “una sempre maggiore ownership africana” sul dossier e cioè che sia uno dei paesi coinvolti nella battaglia a farsi promotore della risoluzione. Con il bando dell’Onu, hanno spiegato le attiviste africane (Senegal, Burkina Faso, Mali, Camerun, Sierra Leone, Guinea), i loro Paesi saranno praticamente costretti ad emanare delle leggi restrittive in materia, per sentirsi a pieno titolo membri della comunità internazionale.
I Ministeri degli Esteri e delle Pari Opportunità sono impegnati da tempo in una campagna di educazione e sensibilizzazione su una pratica che colpisce almeno ottomila bambine al giorno. Le attività istituzionali si arricchiscono della collaborazione della società civile.
Ultima, in ordine di tempo, è una raccolta firme on-line promossa dalla ong ‘Non c’è pace senza giustizia’, che ha già registrato 17.000 adesioni in una settimana.
Fonte: comunicato stampa esteri.it