MONUMENTAL Africa a cura di
Enrico Mascelloni, dal 3 dicembre 2009 al 30 gennaio 2010
Inaugurazione: giovedì 3 dicembre dalle ore 18,00
Orario: da martedì a sabato 11,00-14,00 15,00-20,00
Chiuso lunedì, domenica e nei giorni festivi
Monumental Africa, la mostra che si inaugura giovedì 3 dicembre da Emmeotto, presenta i maggiori lavori di alcuni tra i più noti artisti dell’Africa contemporanea: Amedekpemouleou, Mikidadi Bush, Seni Camara, Dago, John Goba, Almighty God, Lilanga, Lonaa, Onyango, Paa Joe, Cyprien Tokoudagba, Peter Wanjau.
Con l’autunno arriva a Roma l’arte contemporanea africana, un’arte che, senza rinnegare il patrimonio culturale della propria tradizione, appare però oramai totalmente affrancata da quelle tipologie tribali ancora da molti ritenute l’unico linguaggio visivo prodotto nel più misconosciuto dei continenti.
Promossi e valorizzati a Parigi, Berlino e, più faticosamente, a Londra e Milano, a Roma gli artisti contemporanei africani non hanno ancora trovato accoglienza.
Ora due mostre cercano di recuperare il tempo perduto.
La prima, Africa? Una nuova storia, è stata inaugurata al Complesso del Vittoriano il 18 novembre, la seconda, Monumental Africa, sarà ospitata dalla galleria Emmeotto a partire da giovedì 3 dicembre.
Entrambi costruite come antologie dell’arte prodotta in Africa nell’ultimo ventennio, le due rassegne si completano vicendevolmente.
Lo dimostra la presenza di soli tre artisti in comune (Seni Camara, Gorge Lilanga, Richard Onyango) in un contesto che propone, sia al Vittoriano che nella galleria di Via Margutta, i nomi di protagonisti assoluti dell’attuale scena artistica africana.
Più in particolare, Monumental Africa illustra l’importanza della partecipazione italiana a quella straordinaria avventura moderna che è stata la scoperta da parte dell’occidente della nuova arte africana.
Una vicenda iniziata col primo viaggio di Sarenco in Kenya, nel 1982.
In quell’occasione l’artista bresciano, uno dei più radicali esponenti della ricerca poetico-visiva contemporanea, si imbatte nei lavori di Richard Onyango e decide di cominciare ad occuparsi di arte contemporanea africana.
Attorno a lui si costituisce il gruppo Malindi Artist’s Proof, protagonista di mostre in Italia, Germania, Francia. In seguito, il suo interesse si estende a stati africani ancora largamente inesplorati e sconosciuti agli studiosi e ai mercanti di Parigi e Londra che, nel frattempo, hanno scoperto gli artisti della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Africa.
Di questo stiamo infatti parlando: una nuova esplorazione del continente africano condotta attraverso la ricognizione della sua cultura visiva.
Un’avventura intellettualmente esaltante che solo per un ristretto manipolo di appassionati si trasforma in faticosa ricerca sul territorio.
Tra loro, oltre al già citato Sarenco e al francese Andrè Magnin, anche un altro italiano, Enrico Mascelloni, curatore della mostra di Emmeotto.
Nel momento in cui gli artisti subsahariani si affermano con successo nel milieu internazionale dell’arte contemporanea, solo Mascelloni, Sarenco e Magnin possono dire di aver cercato e di continuare a cercare, scoprire e scegliere l’arte africana direttamente sul campo.
Spiega Enrico Mascelloni: “ ho personalmente commissionato molte delle opere presenti in mostra e largamente frequentato tutti gli artisti selezionati, tutti ad eccezione della misteriosa Amédékpémouléou”