Di Ilaria Solaini
Milano – «Duemila persone in media al giorno attraversano il Mediterraneo per andare verso l’Europa e 1 su 3 è un minore. Di questi, l’89% scompare perché scappa o viene sequestrato». Sono dati riportati da Jumana Trad, della Fondaco’n promocio’n social de la cultura (Spagna), tra gli ospiti intervenuti ad un convegno promosso alla Camera dei deputati su «I minori non accompagnati».
«Sono ragazzi che scappano per evitare la leva obbligatoria o per lavorare e aprire la strada ad altri familiari in Europa. Occorre un coordinamento europeo per identificarli e farli ricongiungere alle famiglie d’origine – ha proseguito Trad – nel quadro dei principi sanciti dalle convenzioni del 1989 e del 1951, e per rinforzare un programma umanitario di prevenzione nei paesi d’origine e di prima accoglienza nei paesi di arrivo».
«Il 95% degli 11.800 minori sono maschi; l’80% ha dai 16 ai 17 anni. Sono ragazzi che nutrono una speranza di inserimento lavorativo di cui bisogna tener conto» ha aggiunto Luigi Maria Vignali, direttore centrale per le questioni migratorie del Ministero degli Esteri, intervenendo al convegno.
«Negli ultimi tre anni, in 13mila minori sono sbarcati in Sicilia ma il sistema italiano ne può accogliere solo 11.800» ha spiegato il prefetto Angelo Malandrino, responsabile del Servizio immigrazione del ministero dell’Interno, presente anche lui al convegno.
Il ministero dell’Interno sta realizzando Centri di alta specializzazione per i minori non accompagnati, «all’interno dei quali questi soggetti non possono rimanere più di 60 giorni. Qui devono essere identificati, anche per età, curati e tutelati prima di passare nelle comunità di accoglienza».
Quindi, «assieme al Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) per adulti, ci saranno gli Sprar per i minori. Per il momento sono disponibili 700 posti per la prima accoglienza – aggiunge Malandrino – adesso diventeranno 1.200. Gli Sprar contano su un totale di 1.850 posti».
«L’allontanamento – ammette il prefetto Malandrino – su 11.600 minori, 6.500 sono stati allontanati». E a chi gli ha chiesto come si possa prevenire l’allontamento dalle comunità, il prefetto Malandrino ha replicato: «Aprendoci all’ascolto del minore già nelle prime fasi dello sbarco».
Malandrino ricorda che si tratta di ragazzi che si sono allontanati «spesso per sostenere le famiglie da un punto di vista economico. Per loro restare nelle comunità può essere una perdita di tempo – ha concluso – vogliono lavorare e finiscono per finire a lavorare in nero».
Perché la legge depositata all’indomani del naufragio di Lampedusa, per creare un sistema di accoglienza e protezione dei minori emigranti, giace ancora in Parlamento?
Lo ha chiesto Raffaella Milano, presidente di Save the Children, alla platea di esperti riuniti al convegno.
«Speriamo che nel 2016 l’Italia si doti di un sistema organico di accoglienza dei minori migranti. Il nostro Paese ha un percorso di eccellenza – sottolinea Milano – ma tutto dipende da dove si sbarca e nelle mani di chi si finisce».
Milano denuncia che «il piano Tratta è in attesa da troppo tempo, mentre i minori sfruttati si rendono invisibili nel tentativo di raggiungere altri paesi. E poi parliamo tanto della ricollocazione».
Fonte: www.migrantesonline.it, migrantitorino.it