Al primo ministro inglese che pensa a misure per impedire l’afflusso di lavoratori romeni e bulgari nell’area Schengen la Commissione europea risponde picche. Ma anche Germania e Francia potrebbero dargli una mano, costituendo così un primo gruppo di stati membri molti critici nei confronti delle politiche migratorie di Bruxelles.
ROMA – Al summit che si terrà oggi e domani a Vilnius (Lituania) tra le delegazioni dei ministri degli stati membri dell’Ue, potrebbe comporsi un primo nucleo di Stati membri particolarmente critici nei confronti delle politiche migratorie dettate da Bruxelles. Dopo il governo inglese, anche quello tedesco e quello francese hanno mostrato apertamente la loro intenzione di voler mettere mano al sistema di welfare riconosciuto ai lavoratori immigrati. Nell’articolo apparso ieri sul Financial Times David Cameron ha accennato che, a partire dal gennaio 2014, in occasione dell’ingresso della Romania e della Bulgaria nell’area Schenghen, il suo governo adotterà una serie di misure per impedire un massiccio afflusso di lavoratori proveniente da questi paesi. Tali misure vanno da un periodo di tre mesi di permanenza per i nuovi lavoratori, prima di potere disporre dei sussidi previsti dall’ordinamento inglese, ad un periodo massimo di sei mesi per l’attesa, e ad un anno di divieto prima di poter rientrare per quei lavoratori espulsi dopo essere stati trovati privi di dimora o intenti a chiedere l’elemosina.
Il “Guardian” racconta di una telefonata avvenuta martedì notte tra Cameron e Manuel Barroso, in cui il Presidente della commissione Europea ribadiva l’intangibilità della libertà di movimento, quale principio fondamentale dell’appartenenza all’Unione. Il commissario europeo all’occupazione, Làszlò Andor, ha dichiarato che le nuove restrizioni ai sussidi per i lavoratori rischiano di dipingere l’Inghilterra come un paese “sgradevole”, mentre Viviane Reding vice presidente della commissione ha affermato: “Chi ha detto che il principio della libertà di movimento non sia negoziabile? Se l’Inghilterra vuole abbandonare il mercato unico, lo dichiari apertamente. Ma se invece vuole continuare a farne parte, deve accettare il principio della libertà di movimento”.
Se Cameron dunque vuole continuare a sostenere la sua intenzione di limitare la libertà di movimento, dovrà necessariamente trovare delle sponde tra i paesi membri, in particolare tra quelli che rappresentano le principali mete per quanto riguarda il mercato del lavoro. Nella bozza dell’accordo di grande coalizione sottoscritto in Germania dalla CDU di Angela Merkel e dall’SPD di Sigmar Gabriel, appare la dichiarazione secondo la quale “la migrazione della povertà è fonte di seri problemi sociali in alcune città, con particolare riferimento all’integrazione, alla sicurezza, all’alloggiamento ed alle prestazioni sanitarie”. Nel documento il principio della libertà di movimento non viene in alcun modo messo in discussione, ma si afferma chiaramente che “nell’ambito del sistema di welfare la nuova coalizione ridurrà gli incentivi destinati all’immigrazione, apportando modifiche alla legislazione interna, restando sempre nel quadro dei principi dettati dalla legislazione europea”.
Sempre mercoledì era stata la volta del governo francese, che aveva fatto sapere che avrebbe punito qualsiasi abuso compiuto riguardo alle norme sull’occupazione da parte di lavoratori immigrati, definendo questo comportamento come “dumping sociale” e descrivendolo come un “rischio per il sistema economico e sociale francese, che non sarebbe stato in alcun modo tollerato”. Esiste quindi un potenziale bacino di stati che sarebbero favorevoli se non a rivedere il principio della libertà di movimento a limitare le forme di welfare sino ad ora concesse ai lavoratori immigrati. (Claudio Meloni)
Fonte: migrantitorino.it
Arrivo un po` in ritardo perche` siamo gia` nel maggio del 2015, ma il topic e` identico oggi come era qualche tempo fa. Cameron ha ragione, non si puo` aprire a tutto e tutti. Esiste un limite di ingresso. Basta …