“Auspichiamo che i partiti vincitori delle elezioni nei Paesi interessati dalla Primavera araba mantengano la loro promessa di democrazia”. Lo ha detto il Ministro Giulio Terzi inaugurando il forum interistituzionale ‘Vecchi e nuovi attori nel Mediterraneo che cambia’, a Catania, a cui partecipano esponenti di ventuno Paesi dell’area Med, il Presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, e il Sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli.
“La caduta di un regime autoritario – ha aggiunto il Ministro – richiede coraggio, resistenza ed eroici sacrifici; ma la costruzione di un sistema democratico non può prescindere da ordinati e trasparenti processi elettorali”. “Per questa ragione – ha aggiunto Terzi – abbiamo accolto con soddisfazione la prova di maturità fornita dai popoli della sponda Sud con la loro partecipazione numerosa e responsabile alle elezioni”. Secondo Terzi, il voto che ha fatto seguito alla Primavera araba è “la conferma di quanto ognuno di noi ha sempre saputo: non esiste popolo che per cultura o tradizione sia ostile ai benefici del pluralismo democratico”.
Per Terzi, inoltre, “la fede religiosa non può essere un argomento valido per negare l’accesso alla democrazia e alle libertà”, ed è auspicabile che “i partiti usciti vincitori introducano nelle nuove architetture costituzionali principi di libertà e pluralismo e che i partiti di ispirazione islamica vincano la sfida di conciliare i valori della loro cultura con quelli della democrazia e del pluralismo”.
Il Ministro non ha nascosto le “difficoltà e le incertezze della fase attuale”, ma si è detto contrario “ai processi alle intenzioni. Ai preventivi ammonimenti preferiamo l’apertura di credito ai vincitori delle libere elezioni, confidando nella loro volontà di fondare le basi dei sistemi democratici sul principio di legalità, sui diritti della persona e sulle manifestazioni pluralistiche della società, a partire dal rispetto delle minoranze religiose”.
Per Terzi appare “troppo semplicistico lo schema di quei commentatori secondo i quali saremmo di fronte al bivio epocale tra modernizzazione dell’Islam e islamizzazione della modernità”. Piuttosto, “la verità è molto più complessa per essere ridotta in schemi” e quindi bisogna “seguire un approccio pragmatico ed equilibrato e valutare governi e parlamenti alla prova dei fatti, a prescindere dalla loro denominazione o affiliazione religiosa”.
Fonte: esteri.it