L’Italia che accoglie (nella precarietà): il punto della Caritas

L’Italia che accoglie richiedenti asilo e rifugiati opera ancora “in una situazione di forte precarietà, sia nei porti di arrivo che in molti dei centri di prima accoglienza realizzati, con una forte diversificazione delle modalità nelle diverse regioni”, afferma il dossier “La primavera dei profughi e il ruolo della rete ecclesiale in Italia”. Curato dalla Caritas italiana, il documento è stato appena presentata al 38° convegno nazionale delle Caritas diocesane di Sacrofano (Roma) che si conclude oggi. Pubblichiamo i dati-chiave.

Il viaggio inizia a Sud del Sahara
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Dal 1° gennaio al 1° aprile 2016 sono giunti sulle nostre coste quasi 24 mila potenziali richiedenti asilo e migranti . Le principali nazionalità: Nigeria (3.443 persone) seguita da Gambia (2.363), Somalia (2.018), Guinea, Costa d’Avorio e Senegal. «Anche nel 2016 la partenza delle persone che si sono messe in viaggio nel Mediterraneo centrale è avvenuta quasi esclusivamente dalle coste della Libia e ha coinvolto cittadini sub-sahariani e del Corno d’Africa».

112 mila in tutto
Oggi sono accolte nelle varie e variegate strutture italiane 112 mila persone: nelle strutture emergenziali temporanee (i CAS) 80 mila, «più del doppio rispetto allo scorso anno»; nei progetti SPRAR oltre 20 mila. In questo aprile, «la prima regione per numero di persone accolte resta sempre la Lombardia con oltre 14.500 presenze, seguono Sicilia (oltre 13.000), Piemonte (oltre 8.000), Veneto e Lazio». Invece, il numero più elevato di persone accolte nei grandi Centri di accoglienza richiedenti asilo (CARA) si trova in Sicilia, Puglia e Calabria.

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Fonte: “La primavera dei profughi” (da elaborazioni “La Repubblica.it” su dati Ministero dell’Interno, aggiornamento al marzo 2016).

“Non accompagnati”
«La maggioranza dei minori non accompagnati accolti nelle strutture hanno un’età compresa tra i 16 e i 17 anni e provengono dall’Egitto, dall’Albania, dall’Eritrea, dal Gambia, dalla Somalia, dalla Nigeria e dal Bangladesh. Purtroppo l’accoglienza degli oltre 12 mila minori non accompagnati rimasti in Italia avviene, nella stragrande maggioranza dei casi, ancora in strutture di accoglienza straordinarie al Sud e solo per il 10% in strutture familiari e case famiglia. Metà dei minori sono accolti in due regioni: Sicilia e Calabria».

L’impegno della Chiesa
«A seguito dell’appello del Papa a estendere l’accoglienza dei richiedenti la protezione internazionale nelle parrocchie, nelle comunità religiose, nei monasteri e nei santuari e sulla base del Vademecum dei Vescovi italiani, abbiamo assistito a un grande movimento solidale che, però, in diversi casi fatica a trasformarsi in attivazione di accoglienze. In particolare, in alcune diocesi si riscontrano difficoltà da parte delle parrocchie ad avviare esperienze di accoglienza ed integrazione sul territorio. Per questo motivo la Caritas e la Fondazione Migrantes stanno seguendo le Diocesi per orientare e sostenere questo slancio solidale in maniera più efficace».
Al 15 aprile 2016 hanno risposto a una rilevazione promossa dalla CEI 196 Diocesi, che hanno in accoglienza 22.044 persone: 13.896 accolte in strutture convenzionate con le Prefetture-CAS (fondi ministero dell’Interno), 4.184 accolte in progetti SPRAR (fondi ministero dell’Interno), 3.477 accolte nelle parrocchie (fondi diocesani) e 491 accolte in famiglia o in altre tipologie di accoglienza (fondi privati o diocesani).
«Considerato che 24 Diocesi non hanno fatto pervenire il questionario, possiamo presumere che le accoglienze attive siano superiori a 23 mila, ovvero circa un quinto dell’intero sistema di accoglienza in Italia».

Fonte: viedifuga.org, migrantitorino.it

 

 

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