LE RADICI DELL’IMPEGNO ITALIANO
L’impegno per la messa al bando delle mutilazioni genitali femminili (MGF) è centrale nell’azione internazionale condotta dall’Italia.
Sin dal 2004, l’Italia si è attivamente impegnata alle Nazioni Unite per perseguire l’obiettivo dell’eliminazione dell’orrenda pratica, profondamente lesiva della dignità della donna. Nel 2006, il Parlamento ha varato una Legge, la n. 7 di quell’anno, che il Segretario Generale dell’ONU ha citato a titolo di esempio come strumento normativo fra i più avanzati al mondo. Riguarda “Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile”, e costituisce una Legge di vasta portata, che non solo proibisce le mutilazioni genitali attraverso la creazione di una fattispecie penale ad hoc, ma prevede anche una serie di misure preventive e di servizi di assistenza alle vittime di tale pratica.
LA RISOLUZIONE ONU DEL 2012
Il nostro impegno si è intensificato dal 2008 ed è culminato nel 2012, quando, dalla terza Commissione dell’Assemblea Generale dell’ONU è stata adottata, il 26 novembre, proprio all’indomani della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, la Risoluzione intitolata ”Intensifying global efforts for the elimination of female genital mutilations” (Risoluzione 67/146). La risoluzione è stata confermata il 21 dicembre dalla plenaria in Assemblea Generale.
La 67/146 è il primo documento ONU specificamente dedicato al tema delle mutilazioni genitali femminili, ora parte integrante del corpus di documenti delle Nazioni Unite dedicati alla protezione dei diritti delle donne e delle bambine: è stata co-patrocinata dall’Italia, che ha anche provveduto a negoziare il testo per conto dell’Unione Europea, ed è stata presentata dal gruppo degli Stati africani, cioè dai paesi più colpiti dal fenomeno. Come ha sottolineato il Ministro Terzi, “numerosi paesi africani sono stati impegnati singolarmente per combattere questa piaga. Ma per passare da un’azione nazionale a un impegno globale, attraverso la risoluzione ONU, il salto è stato considerevole”.
Il Ministro Terzi ha sempre tenuto il tema delle MGF al centro di tutti i suoi incontri bilaterali con rappresentanti di paesi africani nel corso del 2012, e ha dato istruzioni di promuovere numerose riunioni in sede ONU, sapendo di poter sempre contare anche sul forte sostegno di numerose organizzazioni della società civile e delle forze politiche e parlamentari.
L’IMPEGNO FINANZIARIO DELL’ITALIA SUL PIANO INTERNAZIONALE
L’Italia è tra i principali finanziatori del Programma congiunto UNFPA (Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione) -UNICEF “Female Genital Mutilation Cutting: accelerating change” con un contributo di oltre US $ 5,5 milioni erogati a partire dal 2008. Si tratta di un Programma di campagne informative ed educative, e di interventi di prevenzione anche sanitaria, rivolto a migliaia di comunità, in tutto il continente africano, con lo scopo di incoraggiarle ad abbandonare la pratica delle MGF. è al vaglio un nuovo finanziamento di € 1,5 milioni per il 2013. Il sostegno al Programma è parte integrante della campagna dell’Italia contro le MGF. Nel 2012 UNFPA-UNICEF ha avviato la valutazione dell’efficacia del Programma (i cui risultati preliminari saranno disponibili ad aprile 2013), in vista del lancio della sua seconda fase (2014-2017).
Inoltre, l’ Italia ha sostenuto l’azione internazionale dell’ organizzazione non governativa “Non C’è Pace Senza Giustizia”, con € 1,5 milioni, così suddivisi:
-2008 – contributo di € 300,000 tramite l’UNOPS, l’ agenzia delle Nazioni Unite con sede a New York il cui obiettivo principale è quello di fornire servizi e offrire assistenza alla realizzazione di progetti di sviluppo;
-2010 – contributo di € 100.000 euro per progetti di informazione ed educazione allo sviluppo
-2011-2012 – Contributo diretto a Non C’è Pace Senza Giustizia per un importo complessivo di circa € 1 milione.
Infine, l’Italia finanzia anche un programma a Gibuti per l’importo di € 1,99 milioni per tre anni, gestito attraverso una convenzione con l’“Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà (INMP)”.
Fonte: esteri.it