“Il primo viaggio veramente decisivo in Marocco avvenne nel 1988. Era l’inizio del mese di luglio quando, mio marito, la nostra figlioletta di quasi tre anni e io sbarcammo a Tangeri. Il calore che pesava sulla pianura era cocente, i campeggi in riva al mare sovraffollati; decidemmo di andarcene alla scoperta del Medio Atlante e delle sue alte valli montane. [..] Il giallo dei campi a terrazza che scolpivano qua e là la montagna, brillava come oro. Intorno a noi tutto era immobile e silenzioso, tutto taceva nella grande calura estiva, ma, sotto questo silenzio, la vita fremeva.”
Così inizia “Il popolo dei monti” di Mariangela Corbetta in libreria da febbraio, un libro che nasce da una storia d’incontri e da un interesse profondo per la cultura dei Beni-Ouaraïn, la tribù berbera discendente dall’antico popolo degli Imazighen: gli Uomini liberi.
I Beni-Ouaraïn sono una popolazione di lingua tamazight che vive da sempre nelle montagne del Marocco, con costumi e credenze molto diverse da quelle arabe. Un Marocco nascosto e silenzioso che si rannicchia all’ombra protettrice dei monti, lontano dai circuiti turistici e che non si è ancora lasciato sedurre dai soldi e dalla modernità.
Dopo il primo viaggio l’autrice è tornata più volte nel Medio Atlante e per lunghi periodi, stringendo legami con la popolazione e consolidando amicizie: “a ognuna delle mie visite mi si svelava un po’ più del loro mondo: ogni stagione aveva i suoi riti e le sue celebrazioni, i suoi lavori agricoli particolari. La mia condizione d’ospite e d’amica mi permetteva di partecipare ai matrimoni, alle feste e, in generale, al quotidiano: aiutavo Tichwa, Yamina o Addoun (la nuora del fratello di Yamina) a cucinare, ad accudire i bambini, andavo ad attingere l’acqua alla sorgente e a cogliere erbe selvatiche commestibili e piante medicinali.”
Dall’interesse per lo stile di vita inizia la raccolta di una serie interminabile di appunti dal quale nascerà questo libro, frutto di osservazioni personali svolte nell’arco di una quindicina di anni, che esula dalle norme metodologiche di rigore nelle ricerche antropologiche e che lascia spazio a sensazioni e sentimenti.
L’osservazione, (ove possibile approfondita e convalidata dalla ricerca bibliografica), ha svelato un sistema sociale basato sul rispetto dell’individuo, la risoluzione pacifica dei conflitti, le decisioni comunitarie, la solidarietà inter-generazionale e la complementarità dei sessi.
Una società di fede musulmana in cui non v’è traccia di integralismo e che vive la spiritualità in un modo semplice e sereno, con l’osservanza dei grandi principi dell’islam e quel particolare sentimento del sacro, ovunque diffuso nella natura, che viene loro da un passato antichissimo.
chiare fin dal principio almeno due o tre cose: non lontano
dal nostro mondo occidentale vivevano uomini che non avevano
ancora imparato a comportarsi da padroni né da predatori
della terra, avendo elaborato delle strategie di sopravvivenza
che tenevano conto, da sempre, dell’equilibrio della natura e
dell’ambiente”
Mariangela Corbetta è laureata in Etnologia e in Arte, e vive in Alsazia dal 1985 dove si dedica alla creazione di ateliers artistici d’ispirazione Waldorf per bambini e adulti.
Dal 1988 effettua lunghi soggiorni in Marocco e dal 2003 in India e in Nepal.
Ha scritto vari saggi di antropologia ed etnologia pubblicati da case editrici italiane e straniere, in particolare segnaliamo la collaborazione con L’Harmattan, editrice di Parigi per la quale ha pubblicato vari numeri della collana Nouvelles études anthropologiques e la collaborazione con La Foudre, rivista di etno-medicina di Dijon, Francia.
Con Le Furet, rivista di infanzia e immigrazione di Strasburgo, Lussemburgo, ha pubblicato un’inchiesta sulla popolazione del Medio Atlante Marocchino, mentre con La perle de Rosée di Losanna in Svizzera è uscito un suo libro illustrato per bambini. In Italia ha pubblicato per Medusa Edizioni due libri: Himalaya.
Sentieri di luce nella grande montagna e Viaggio nell’Impero del Marocco.