Le potenze mondiali hanno qualche difficoltà nel trovare una soluzione per fermare il leader libico Gheddafi che sta sopprimendo il suo popolo pur di mantenere il potere a Tripoli, l’ultima grande città che ancora non ha visto una rivolta contro di lui.
Il presidente statunitense, Barak Obama, ha firmato un ordine che proibisce transazioni relative alla Libia e che blocca le proprietà. Si tratta del primo grande passo per isolare il leader nordafricano, che ha usato l’esercito, la polizia e forze irregolari per cercare di sconfiggere le proteste.
“In base a ogni standard, il governo di Gheddafi ha violato le leggi internazionali e la comune decenza e di questo dovrà rispondere,” ha detto Obama in un discorso pronunciato ieri, venerdì 25 febbraio 2011.
Diplomatici delle Nazioni Unite hanno detto che un voto su una bozza di risoluzione per un embargo sulla vendita di armi alla Libia insieme a divieti di viaggi e al congelamento dei beni dei leader potrebbe essere approvata oggi, sabato 27, dopo che il segretario-generale Ban ki Moon ha detto che (la bozza) non può attendere.
Le potenze occidentali, che hanno avuto rapporti con Gheddafi per sfruttare il petrolio libico dopo anni di isolamento diplomatico, adesso hanno difficoltà a tenere il passo delle proteste contro gli uomini forti appoggiati dall’occidente negli stati limitrofi d’Egitto e di Tunisia.
Le strade di Tripoli erano calme la scorsa notte, adornate con i ritratti di Gheddafi e qualche auto della polizia a controllare la situazione dopo una giornata in cui gli abitanti hanno detto che le forze pro-Gheddafi hanno sparato ad altezza uomo e non solo in diverse zone. In una sola zona si dice che ci siano stati 25 morti.
“La pace sta tornando nel nostro paese,” ha detto uno dei figli di Gheddafi, Saif al-Islam Gadaffi, parlando con i giornalisti dopo essere tornato in Libia sotto massima protezione.
“Se sentite i fuochi d’artificio non confondeteli con gli spari,” ha detto sorridendo il 38enne figlio di Gheddafi educato a Londra.
Fonte: Mail&Guardian of South Africa e Reuters