Qui sotto un punto di vista sulla Libia di oggi e le relazioni con l’Italia e il mondo occidentale.
Si potrebbe aprire con un dubbio amletico,o magari ricorrere alle note di una vecchia canzone dei C.C.C.P., che diceva : “Allah è grande,Gheddafi il suo profeta”.
Sono ormai lontani,o sembrano tali,i tempi della Repubblica socialistadi Libia.Le posizioni hanno subito delle metamorfosi. Un tempo si contraddistinguevano per la lotta al modello occidentale; la rottura totale con quel mondo in seguito alla strage di Lockerbie; la definitva etichetta di stato canaglia.
Gli ultimi atteggiamenti:abbandono del programma nucleare, ospitate all’ Eliseo, accordi neocoloniali con l’Italia, fanno della Libia uno stato aperto all’occidente.
Il punto di osservazione potrebbe essere l’ambivalenza fra le due maggiori città: Tripoli e Bengasi.
La prima è ormai presa d’assalto da grattacieli, bar, discoteche, boutique d’alta moda, bordelli, club; prostitute provenienti dal Marocco hanno sempre sguardi più accattivanti.
Con vedute diametralmente opposte, la roccaforte conservatrice Bengasi.
Città attaccata alle sue radici salafite, è spaesata di fronte a tanta novità e tanto benessere, alla liberalizzazione che porta dietro i suoi effetti collaterali, su tutti lo sradicamento culturale.
Vi lascio con un interrogativo, che mi mette in difficoltà.
Saprà un paese decisamente religioso, dove la lingua inglese è proibita nelle scuole, dove i tuareg gestiscono il commercio, dando vita a un sistema sociale unico, che adatta la loro vita di commercianti al clima del deserto, misurarsi con le novità rivoluzionarie e ghiotte proposte dal nuovo modello?