La preoccupante situazione umanitaria in diverse parti della Libia, inclusa Tripoli, e l’esigenza di una rapida azione delle Nazioni Unite a favore della popolazione maggiormente colpita, sono al centro dell’azione diplomatica dell’Italia che ha indicato e praticato la strada, attraverso lo scongelamento, per ora di 300 milioni di euro, di asset libici per aiutare la popolazione e consentire la ripresa mentre e’ previsto in giornata a Bengasi l’arrivo dell”amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni.Obiettivo: un’intesa con il Cnt per la fornitura da parte dell’Eni di benzina e gas alla ‘nuova’ Libia, con pagamenti in petrolio quando i campi di estrazione saranno di nuovo funzionanti.
L’emergenza umanitaria e lo scongelamento degli asset libici sono stati al centro di un lungo e cordiale colloquio telefonico del Ministro Franco Frattini ed il suo omologo britannico William Hague.
I due ministri hanno convenuto sulla priorità di giungere quanto prima allo scongelamento dei beni libici all’estero per consentire la ripresa dell’economia del paese e condiviso l’auspicio che già la settimana entrante possa essere raggiunto a New York l’accordo per una Risoluzione delle Nazioni Unite. I due Ministri hanno discusso anche dell’importanza di una rapida e possibilmente raccordata riapertura delle ambasciate europee a Tripoli. L’Italia, come del resto la Gran Bretagna, ha ribadito Frattini, e’ pronta in tal senso ed auspica che altri paesi possano fare altrettanto.
Un rapporto confidenziale trasmesso in questi giorni dall’inviato speciale dell’Onu Ian Martin al Segretario Generale Ban Ki-moon e ottenuto da un blogger che segue le Nazioni Unite, analizza anche la situazione economica del Paese sconvolto dalla guerra civile, e stima che il prodotto interno lordo potrebbe crollare del 47%. Per aiutare la popolazione civile e il nuovo governo si ipotizza l’uso di asset del regime gheddafiano che erano stati congelati dalle sanzioni internazionali. E in effetti due giorni fa il Consiglio di Sicurezza ha sbloccato 1,5 miliardi di dollari da utilizzare per gli aiuti umanitari. Ma secondo l’inviato Ian Martin, le sanzioni hanno bloccato complessivamente 150 miliardi di dollari, ovvero 100 volte quanto è stato scongelato ieri.
L’Onu propone, intanto, l’invio di forze di polizia in una Libia “sommersa di armi leggere” nella quale è necessario “ristabilire l’ordine”.
E ottiene un’apertura da parte del Cnt, pronto a valutare l’ingresso di uomini sul terreno, purché “provenienti da paesi arabi o musulmani”.
A lanciare la proposta è il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, convinto che sia necessario accelerare i tempi per “riportare ordine e stabilità” nel paese, dove ora regna il caos e manca tutto: “Nell’immediato – ha detto parlando al palazzo di vetro – abbiamo bisogno di assistenza umanitaria urgente, in particolare nel campo dell’assistenza sanitaria e dei servizi pubblici basilari, fra cui la distribuzione dell’acqua, la sua depurazione e l’istruzione”. Mentre nel medio termine, ha spiegato ancora Ban, ci si dovrà concentrare sul sostegno alle elezioni, alla giustizia e all’ordine pubblico, oltre che sulla ripresa dell’economia e la ricostruzione delle istituzioni e dello stato di diritto.
Una situazione complessa che l’Onu, secondo un rapporto riservato, pensa di affrontare con una missione formata da 200 osservatori militari, 190 poliziotti e funzionari per seguire le elezioni. Anche se per ora non è previsto l’invio di alcun casco blu. Gli osservatori militari, incaricati di controllare la fine degli insorti, arriverebbero da due paesi delle nazioni unite non meglio identificati.
Un possibile identikit lo traccia il Cnt, dicendosi disposto a valutare la proposta, ma solo nel caso si tratti di uomini provenienti da paesi “arabi o islamici”, come ha detto il Presidente del Consiglio nazionale transitorio Mustafà Abdel Jalil da Bengasi. Un’ipotesi avanzata nei giorni scorsi anche dal Ministro della Difesa Ignazio La Russa, che aveva escluso categoricamente la possibilità di un intervento da terra dell’esercito italiano.
“Non si può escludere la presenza di truppe Onu – aveva detto – purché siano truppe arabe o africane e non dei paesi europei”.
Fonte: esteri.it