Riprendiamo qui una lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri, scritta dal Coordinamento dell’iniziativa dell’appello “Una persona, un voto”, presso il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo.
Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
ignoro se quando giungera’ nell’aula del Senato la proposta della nuova legge elettorale gia’ approvata dalla Camera dei Deputati, il governo intendera’ porre nuovamente la fiducia, e spero vivamente che questo non accada.
Le scrivo infatti auspicando che il governo non impedisca la discussione in aula ponendo la fiducia, ma anzi voglia consentire al Senato nella sua pienezza una discussione attenta e adeguata.
Se questa discussione attenta e adeguata vi sara’, mi permetta di segnalarle ancora una volta l’opportunita’ che finalmente si tenga conto di quanto anche 187 parlamentari in carica hanno proposto: ovvero che si rifletta seriamente, finalmente, sulla opportunita’, ovvero sulla necessita’, del riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone stabilmente residenti in Italia.
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Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
mi permetta di
trascrivere qui le due considerazioni che ho proposto ieri ai capigruppo del Senato: “La prima: vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che nella quasi totalita’ resteranno in questo paese per il resto della loro vita. Molti di loro sono qui da molti anni, fanno sovente lavori umili e indispensabili che non di rado i nativi rifiutano, i loro figli sono nati qui, e’ di questo paese che si sentono parte. Si tratta di quasi un decimo della popolazione italiana, del popolo italiano cosi’ come oggi realmente e’. Non vi sembra ragionevole che abbiano il diritto di partecipare alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano? La democrazia si fonda sul principio “una persona, un voto”: dove possono esercitare il loro diritto di voto questi nostri conterranei se non qui, nel paese dove vivono, di cui sono parte?
La seconda: molti di loro sono venuti in Italia perche’ nei luoghi in cui sono nati imperversano dittature, guerre, schiavitu’, disastri ambientali e fame. Nessuno piu’ di loro sa quanto sia preziosa la democrazia. Nessuno piu’ di loro ha ottime ragioni per impegnarsi per la pace, la solidarieta’, il bene comune dell’umanita’. Io credo che nella loro stragrande maggioranza eserciterebbero il diritto di voto con esperta saggezza e assoluta fedelta’ ai valori per cui lottarono le donne e gli uomini che si opposero al nazismo e al fascismo, le donne e gli uomini che concordi scrissero la Costituzione della Repubblica Italiana. Io credo che sarebbero i piu’ strenui difensori delle nostre comuni liberta’, del nostro ordinamento giuridico democratico”.
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Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
non so se lei ha avuto notizia dell’appello “Una persona, un voto” promosso da padre Alex Zanotelli e dalla partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace per il riconoscimento del diritto di voto a tutte le persone residenti in Italia; a questo appello hanno gia’ aderito migliaia di cittadini, e tra essi anche moltissime illustri personalita’ della vita culturale, morale, civile ed istituzionale italiana, da Giancarla Codrignani a Heidi Gaggio Giuliani, da Raniero La Valle a Giorgio Nebbia, da Francuccio Gesualdi a Moni Ovadia, da Chiara Ingrao a Luisa Morgantini, da Riccardo Orioles ad Annamaria Rivera, da Anna Bravo a Savino Pezzotta; e tra le personalita’ rappresentative delle istituzioni anche tre ministri emeriti: Maria Chiara Carrozza, Giuseppe Fioroni e Cecile Kyenge, e – lo ricordavo gia’ sopra – ben 187 deputati e senatori in carica.
Esso testualmente recita: “Il fondamento della democrazia e’ il principio “una persona, un voto”; l’Italia essendo una repubblica democratica non puo’ continuare a negare il primo diritto democratico a milioni di persone che vivono stabilmente qui.
Vivono stabilmente in Italia oltre cinque milioni di persone non native, che qui risiedono, qui lavorano, qui pagano le tasse, qui mandano a scuola i loro figli che crescono nella lingua e nella cultura del nostro paese; queste persone rispettano le nostre leggi, contribuiscono intensamente alla nostra economia, contribuiscono in misura determinante a sostenere il nostro sistema pensionistico, contribuiscono in modo decisivo ad impedire il declino demografico del nostro paese; sono insomma milioni di nostri effettivi conterranei che arrecano all’Italia ingenti benefici ma che tuttora sono privi del diritto di contribuire alle decisioni pubbliche che anche le loro vite riguardano.
Una persona, un voto. Il momento e’ ora”.
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Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
anche se non avesse avuto notizia dell’appello “Una persona, un voto” sicuramente e’ al corrente del progetto di legge predisposto anni fa dall’Anci (l’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia) recante “Norme per la partecipazione politica ed amministrativa e per il diritto di elettorato senza discriminazioni di cittadinanza e di nazionalita’”, progetto presentato in Parlamento col sostegno delle migliaia e migliaia di firme della campagna “L’Italia sono anch’io” (la campagna che raccolse contestualmente le firme per la proposta di legge d’iniziativa popolare sullo “ius soli”, che ha messo capo al testo gia’ approvato dalla Camera ed a favore del quale anche lei si e’ espresso).
Ebbene, almeno sulla proposta formulata dall’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia di riconoscere il diritto di voto nelle elezioni amministrative a tutte le persone che risiedono in Italia da almeno cinque anni chi mai potrebbe non concordare? Solo persone affette da quella patologia denominata razzismo.
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Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
e’ vero che la legislatura volge al termine, ma non ritiene che sarebbe un luminoso titolo di merito di questo Parlamento (e quindi anche del Governo che ne e’ oggi espressione), se entro questa legislatura finalmente si riconoscesse, almeno per le elezioni amministrative, almeno per le elezioni amministrative, il diritto di voto a tutte le persone stabilmente residenti in Italia da molti anni? Considerato che vi e’ gia’ un testo di legge ineccepibile in punto di diritto appositamente predisposto dall’Anci, esso potrebbe essere agevolmente discusso ed approvato in breve tempo col consenso unanime di tutti i parlamentari non razzisti (e piacerebbe sperare con l’unanimita’ del Parlamento, come sarebbe bene quando si fanno scelte che indubitabilmente promuovono il bene comune).
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Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
voglia dare il suo contributo alla causa della democrazia, alla causa della dignita’ umana. Si pronunci e si adoperi per il pieno inveramento nel nostro paese del fondamento stesso della democrazia e della civile convivenza: una persona, un voto.
Augurandole ogni bene,
Peppe Sini
responsabile del Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo, che negli anni Ottanta del secolo scorso coordino’ per l’Italia la piu’ vasta campagna di solidarieta’ con Nelson Mandela allora detenuto nelle prigioni del regime razzista sudafricano, e che oggi coordina l’iniziativa dell’appello “Una persona, un voto” che ha come primi firmatari padre Alessandro Zanotelli e la partigiana e senatrice emerita Lidia Menapace, appello cui hanno gia’ aderito anche 187 parlamentari in carica e tre ministri emeriti
Viterbo, 20 ottobre 2017
Mittente: Coordinamento dell’iniziativa dell’appello “Una persona, un voto”, presso il “Centro di ricerca per la pace e i diritti umani” di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt@gmail.com