Chi ha attaccato o ha organizzato la campagna mediatica e politica attuale per denigrare e anticipare la fine politica della ministra per l’Integrazione e le Politiche Giovanili della Repubblica italiana, Cecile Kyenge Kashetu, ha la memoria corta.
Questo esercito di “complottisti” si è dimenticato che la prima ministra d’origine straniera nel governo italiano ha costruito la sua notorietà e si è guadagnato la stima di tanti cittadini “grazie” sopratutto agli insulti razzisti, xenofobi e poco intelligenti di qualche avversario politico che, rifiutando ogni confronto politico incentrato su idee diverse dalle sue, ha commesso l’errore di attaccarla basandosi sulla sua origine, il colore della sua pelle e il sesso.
Oggi, più che ieri, accusarla di inazione o inefficienza, a soli sette mesi della sua nomina, oltre ad essere una assurdità incongrua, è una stupidaggine politica caratterizzata da una malafede,- e come dimostrato dai fatti-, tale accusa ha creato nell’opinione pubblica un boomerang che confonderà e si ritorcerà contro tutti coloro che hanno sperato e continuano a sperare di raccogliere qualche frutto da questa campagna di malevolenza. Ma soprattutto, tali accuse -davvero indecenti e disoneste- non giovano alla scena politica italiana, così come non fanno avanzare il dibattito sul problema di fondo che l’On. Cecile Kyenge, pone con freddezza durante l’intervista esclusiva di fine anno che ha rilasciato ad All-tv, lasciando trasparire il suo “concetto del dialogo e della condivisione”, con l’intento di arrivare a quelle riforme che nessun altro governo, qualsiasi esso sia, non bramerebbe di abrogare d’un tratto.
Non poteva essere altrimenti, invece, per quanto riguarda il risultato ottenuto fino ad oggi, poiché la ministra per l’Integrazione appartiene dal 28 aprile a questo governo perennemente sotto ricatto da parte di una Destra che, pur di fare cadere l’intero sistema del Paese, aveva deciso di impedire ogni mossa nell’interesse comune, per tentare di garantire con un continuo ricatto, il salvataggio del proprio leader, dai guai giudiziari.
Le cose sono andate più o meno così, e questo rimarrà nella storia, come l’immagine principale dell’incapacità di operare o di muoversi di un governo delle larghe intese sempre in bilico a causa del ricatto dei ministri-oppositori al suo interno.
Eppure, in queste condizioni, abbiamo visto quella che è stata fin qui l’opera della ministra Kyenge che ha dimostrato di tener dritta la rotta. Così facendo ha dato ragione ad Enrico Letta, che al culmine delle critiche e attacchi, ha tenuto a ringraziare la “sua” ministra, esprimendo la propria soddisfazione per la sua nomina. Certo, la linea di Enrico Letta e quella dell’On. Cecile Kyenge è la stessa. Ma bisogna anche ricordare i sospetti di chi tutt’ora pensa che l’oculista italo-congolese fosse stata nominata solo a titolo simbolico e non perché ne aveva le competenze. Il fronte di chi la pensa in questa maniera è cresciuto dal giorno in cui le associazioni della società civile riunite a palazzo Chigi hanno espresso la loro inquietudine di vederla, LEI “nuova cittadina”, concludere il mandato governativo senza raggiungere gli obbiettivi prefissati.
Durante l’intervista che ci concede, la ministra fa bene a ricordare che tanti dei risultati che richiede la società civile e la stampa non rilevano di competenze sue ma bensì sono di competenza di altri ministeri o semplicemente fanno già parte dell’iter dei tanti procedimenti avviati e attualmente bloccati in parlamento. Da sottolineare che il suo Partito, il PD, non ha alcuna maggioranza per fare passare le riforme e dettare le regole. Trascurare questo fatto è un atto di malafede!
La ministra Kyenge fa bene a ricordare quali sono le missioni e le deleghe di un ministero nato più per creare il dialogo fra italiani e immigrati, che per risolvere tutti i problemi dell’immigrazione. Per aprire qualche dibattito, bisogna partire dal presupposto che il ministero dell’Integrazione non dispone di risorse proprie e dipende da tanti altri ministeri quali: gli Interni, il Lavoro e il Welfare.
A questo punto guardando l’intervista, constaterete l’imbarazzo della ministra quando le chiediamo se rimpiange di non avere delle risorse economiche, ovvero di non avere un budget preciso per un ministero così importante, che tra l’altro ha creato più di una aspettativa. Infatti le Associazioni italiane e straniere sul territori hanno delle aspettative, tante, troppe aspettative e talvolta richiedono l’impossibile al neo ministero. Abbiamo perso l’occasione di porre la domanda al presidente del Consiglio Enrico Letta durante la conferenza stampa di fine anno, ma siamo convinti che qui ci sia urgenza di ripensare all’idea di creare un ministero per l’Integrazione senza portafoglio. Può davvero reggere un ministero per l’Integrazione, con la missione di attuare dei progetti, portare avanti delle campagne di sensibilizzazione e organizzare il dialogo sociale, senza risorse economiche?
Nonostante tutto questo, come lo scrivemmo già all’ora della sua nomina, ritengo che Cecile Kyenge sia e rimarrà una tra i migliori prodotti politici delle comunità straniere che vivono in Italia per ricoprire la carica che ha attualmente: per la sua storia e per l’intelligenza dimostrata durante gli attacchi ricevuti qualche volta anche da colleghi di diversi patiti politici. Mi ricordo durante un viaggio a Milano, qualcuno le chiedeva di non spendere troppe energie proponendo una legge che nessuno avrebbe appoggiato in parlamento, ricordandole che d’altronde nemmeno il governo riesce a fare grandi cambiamenti. Lei rispose, che avrebbe continuato a fare il suo lavoro.
A quei cittadini stranieri che chiedono alla ministra di cambiare tutta l’Italia in sette mesi (come se essere ministro significasse essere mago con una bacchetta magica), Cecile Kyenge ricorda comunque che, una proposta partita dagli studenti africani di Ferrara (Ascaf) è arrivata sul tavolo del governo, e oggi, grazie al suo intervento personale, il permesso di soggiorno degli studenti stranieri è stato rivalorizzato, in durata, passando da un anno a tutta la durata prevista per il corso studi scelto dallo studente. Fra altre “realizzazioni”, la possibilità dal settembre scorso, per i cittadini stranieri lungo soggiornanti (carta di soggiorno,ndr) di partecipare ai bandi statali, con accesso agli impieghi pubblici ufficiali). In sette mesi, cosa avrebbe dovuto fare ancora una ministra di un governo così condizionato? Cos’altro avrebbe dovuto fare? Forse andare a barricarsi anche lei in un centro di prima accoglienza per richiedere più diritti oppure salire sul tetto del palazzo del governo o di Montecitorio per richiedere più”attenzioni” per le riforme che ha proposto in parlamento?
Chi glielo chiede ignora tutto della storia di Cecile Kyenge, kashetu, una attivista fuoriclasse che organizzò in tutta Italia la campagna e la giornata” Primo Marzo senza di Noi”, portando in piazza centinaia di migliaia di persone per i diritti dei cittadini stranieri. Chi pensa così, ignora gli interventi incisivi della militante Kyenge nell’animatissimo “Forum immigrazione” dove aveva convinto tutti delle sue capacità. Soprattutto, chi lo chiede alla ministra, ignora tutto del funzionamento delle istituzioni della Repubblica e non sa fare la differenza tra i poteri dello stato e il militantismo partigiano.
Conoscendo la sua storia, sono convinto che con l’aggravarsi della crisi e le tante violazioni dei diritti civili dei migranti, Cecile Kyenge -nelle vesti di deputata-ex attivista- avrebbe regalato un gesto importante a chi ama lo spettacolo politico o la politica dello spettacolo. Forse, insieme al collega e compagno di battaglia all’interno del Forum immigrazione Chaouki Khalid, si sarebbe autoreclusa a Lampedusa.
Ma la Cecile Kyenge ministra, non lo farà mai, perché la carica di ministra è “Super Partes”. Il ministro rappresenta lo stato e il deputato rappresenta una parte politica. Dov’è l’errore, cari avversari della Ministra?! Cecile Kyenge la statista ed europeista convinta ha saputo fare la differenza tra il modo di fare dell’attivista che ella fu e la statista che ormai è diventata.
Invece, che lo abbia fatto l’Onorevole Khalid Chaouki è ammirevole, lodevole, e giusto. Perché lui è un parlamentare libero di esprimersi senza dare un colpo alle istituzioni. Il parlamentare rappresenta il”popolo”. La sua lotta è ideologica mentre i ministri dell’attuale governo che devono fare i conti con gli umori di tante ideologie e interessi politici devono lavorare insieme per l’interesso globale del Paese. Allora, Khalid rappresenta un partito e Cécile rappresenta lo stato, ogni paragone sembra irragionevole e quanto meno assurdo. E’ una ipocrisia, un furto intellettuale della pseudo- politica.
Dunque, senza paragoni inutili, entrambi gli atteggiamenti sono lodevoli. Ma forse il fatto che Khalid Chaouki abbia scelto di attaccare la ministra Kyenge, sua compagna di partito, e ex compagna di battaglia, in modo frontale accusandola di inefficienza è uno sbaglio. Perché la politica è senza pietà e ci insegna che una critica così infondata potrebbe assomigliare a una volontà di posizionamento politico in un momento in cui la nomina di Cecile Kyenge ha creato all’interno delle comunità straniere un vento di consapevolezza che fa sì che ogni giovane laureato si veda fra i probabili futuri ministri d’Italia. Anche questo è merito della Ministra Kyenge.
L’attualità che emerge dalle comunità straniere che seguiamo, particolarmente quelle africane e sudamericane, racconta delle lotte intestine, perché tutti starebbero preparando il “dopo Kyenge”, e ogni mossa è importante sia per attaccare la titolare del posto sia per eliminare gli altri talenti stranieri. Tutti comunque sono convinti che ormai, dopo l’esperienza voluta da Enrico Letta e Pierluigi Bersani, ogni governo della sinistra, dovrà fare i conti con almeno un talento di un “nuovo cittadino” come ministro…
Il deputato Khalid Chaouki, giornalista, il cui talento è indiscusso nell’area della comunicazione, avrebbe dovuto pensarci bene prima di creare polemiche con la ministra. E’ un trentenne intelligente, ha un futuro luminoso in politica, ma non c’è bisogno di attaccare una Ministra pioniera per guadagnare un posto al sole. Khalid Chaouki fará bene a ricordarselo per il futuro. Ora il suo step successivo sarà di convincere tutti che la sua non era un azione dettata da calcoli politici…Ladove tutti salutiamo il coraggio di “uno di noi” , perché la sua presenza a Lampedusa ha permesso di attirare ancora una volta l’attenzione sul dramma che vivono i migranti trattati come dei criminali. Questa è una battaglia comune. E ognuno la deve affrontare con le proprie armi: Cecile Kyenge da ministra, Chaouki Khalid con il potere di un parlamentare, noi con il potere mediatico. Ma tutto deve convergere per cambiare la condizione di chi è migrato in Italia.
Quello che è vero invece, è che l’esperienza della Kyenge-Ministra ha fatto bene a tutti, non solo per la consapevolezza e l’autostima ridata ai cittadini stranieri che pensavano che in Italia, lo straniero non poteva ricoprire tale carica. Lo dice la stessa ministra,”parlando volutamente del ministero per l’Integrazione come quello dell’IMMIGRAZIONE, vogliono dimostrare che io so fare solo quello”. Ma anche per lo “choc culturale” che ha creato, tutti, italiani e stranieri compresi devono ringraziare Cécile Kyenge. Ormai, in Italia tutti sanno che il Paese sta cambiato e i cittadini non sono più solo bianchi e unicamente cattolici, ma ci sono anche asiatici, africani, sudamericani e tra di loro alcuni sono: non cattolici, buddisti, musulmani e non per questo non sono italiani. Anzi lo sono, eccome se lo sono, amano l’Italia e sono ponti a sposare i principi della Repubblica.
Questa è la prima vera realizzazione politica della Ministra Kyenge. La sua seconda altrettanto importante azione in questi sette primi mesi trascorsi a palazzo Chigi, è il fatto di aver affrontato in modo dignitoso attacchi e insulti, diventando addirittura nel mondo una figura da “Premio Nobel” e una icona da standing ovation all’assemblea mondiale delle nazioni unite a New York. Perché anche grandi personaggi nella lotta per i diritti civili come Rosa Park, Martin Luther King, Nelson Mandela hanno fatto “piccole opere” che sono rimaste nella storia.
Se dopo queste piccole spiegazioni che dà la ministra nell’intervista che pubblichiamo, chiedessimo a coloro che hanno organizzato la campagna attuale per denigrare il personaggio Kyenge, cosa non abbia fatto la ministra, temo che la riposta sarebbe esattamente il contrario delle aspettative, oppure semplicemente ci sarebbe dall’altra parte un silenzio imbarazzante. Sì! Perché in sette mesi, fra viaggi, realizzazioni concrete e proposte di leggi, la ministra ha saputo mettere oltre all’efficienza, anche lo stile che fa di lei uno dei personaggi politici importanti del mondo per l’anno 2013. In Italia, addirittura, una nostra piccola inchiesta dimostra che dopo Papa Francesco c’è subito lei, Cecile Kyenge, come personaggio dell’anno 2013 preferito dai cittadini.
Un personaggio- ministro chi come l’ha già preannunciato Enrico Letta, sarà fondamentale per permettere alla squadra del governo di giocare in attacco dopo tanta fatica ad uscire dalla sua metà campo. Ora bisogna fare gol. Questo significa che la riforma della Cittadinanza, il sistema di accoglienza e le campagne di sensibilizzazione contro il razzismo dovranno trovare un eco. Cecile Kyenge più che tutti, sa cosa la sta aspettando qualora non dovesse portare queste riforme in porto. Buon anno 2014 !
Fonte: all-tv.tv