Ieri 1 giugno si è tenuta a Roma la conferenza internazionale “La città interetnica” (The Interethnic City). L’evento è stato collocato all’interno delle celebrazioni del 150° anniversario dell’unità d’Italia.
Esclusione e isolamento – ricorda il presidente della Repubblica in un messaggio scritto – non possono offrire una risposta alla dinamica dell’immigrazione.
Secondo il capo dello stato, aspirare a realizzare “città interetniche” vuol dire rispondere al fenomeno migratorio. “Anche in merito a questo specifico processo – ha aggiunto Napolitano – le Nazioni Unite svolgono e svolgeranno un ruolo cruciale per affrontare la nuova sfida dell’integrazione pacifica tra cittadini di culture diverse”.
Tra i presenti al tavolo dei relatori, c’erano il segretario-generale dell’Onu, Ban Ki-moon, la vicepresidente del Senato italiano, Emma Bonino, il sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Scotti e il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
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“Quella odierna è l’era della mobilità in cui le città sono i principali centri d’interazione, gli hub in cui si collabora e si convive“, ha aggiunto Ban Ki-moon.
Attualmente, metà della popolazione mondiale vive intorno ai centri urbani. A livello sociale si deve registrare una generale tendenza ad incolpare gli altri, visti come una minaccia per il territorio e l’economia locale. Questa tendenza è particolarmente evidente in un periodo storico come quello attuale caratterizzato da una profonda crisi economica e da profondi mutamenti politici.
Gli immigrati e le minoranze sono spesso visti come capri espiatori di facile individuazione. Tuttavia gli immigrati con il loro lavoro generano nuova domanda. Svolgono, ad esempio, lavori particolarmente gravosi che spesso i cittadini ospitanti non voglio fare (mentre, a fronte di ciò, hanno un percorso professionale specialistico e di alto livello nel loro paese d’origine).
Soltanto pochi decenni fa, l’Italia era un paese d’emigranti, persone che col loro sacrificio e la loro determinazione hanno creato dei benefici diretti e indiretti per il loro paese e per le comunità d’accoglienza: in questo l’Italia si è imposta come un esempio mostrando come l’emigrazione possa avere effetti benefici per tutte le comunità coinvolte.
Il ruolo degli enti locali è fondamentale per promuovere e sostenere un processo virtuoso di gestione dei flussi migratori. “Il mondo attuale – ha detto in sintesi il responsabile delle Nazioni Unite – è caratterizzato da profonde divisioni che rendono il processo d’integrazione difficile, tuttavia sono personalmente fiducioso nell’esito positivo delle iniziative volte a questo fine. Serve a costruire un mondo migliore per tutti“, ha concluso Ban Ki-moon.
L’intervento della vicepresidente Bonino ha evidenziato perché è importante per l’Italia e per il mondo affrontare nel modo giusto il fenomeno immigrazione/emigrazione e tutte le problematiche ad esso connesse. Il modo giusto sta nel non pensare di assimilare le diverse culture ma nel farle convivere pacificamente.
Sulla base dei dati raccolti nel rapporto europeo “Come aiutare a vivere insieme combinando diversità nel XXI secolo” si calcola che in Europa, nei prossimi 30 anni, il numero degli immigrati si attesterà attorno ai 30 milioni.
Il Governo italiano ha dichiarato di prevedere l’arrivo di 240mila immigrati ogni anno per i prossimi 10 anni, quindi un totale di 2 milioni e mezzo circa di nuovi abitanti in Italia per i prossimi 10 anni.
Le cifre confermano la necessità di interventi tempestivi sui fenomeni dell’immigrazione, emigrazione, integrazione e depauperamento delle risorse.
Non è una sfida che riguarda un unico Paese ma, in ragione delle dimensioni e problematiche connesse. E’ una sfida globale.
Nel rapporto citato è presente una parte dedicata alle città, in particolare al ruolo che esse svolgono nei processi d’integrazione.
In tal senso – ha detto Emma Bonino – occorre prendere atto che non esistono modelli perfetti cui fare riferimento e, al contempo, occorre fare esperienza degli errori per arginare futuri conflitti nella nuova configurazione dei centri urbani.
Con riferimento al concetto di reciprocità, è necessario quindi che l’integrazione sia fondata non sul concetto illusorio di assimilazione culturale, bensì sul rispetto reciproco delle diverse identità in modo da consentire la nascita di una nuova e comune identità culturale e sociale che si alimenta e si arricchisce con le diversità di ciascuno.
Un esempio positivo d’integrazione fondata sul rispetto reciproco è rintracciabile nella città di Granada dove, all’interno dell’Alhambra, esiste un locale in cui il venerdì pregavano i musulmani, il sabato gli ebrei e la domenica i cristiani.
“Nel rispetto per le credenze di tutti, esiste il rispetto di tutti, senza l’arroganza dell’assimilazione a tutti i costi”.
L’integrazione – ha detto in sintesi Alemanno – è una tematica decisiva per il futuro delle città italiane che riflettono in maniera evidente gli effetti positivi o negativi di tutte le scelte politiche dei governi relative ai flussi migratori. Le città infatti sono una realtà in cui, sul piano dell’interscambio, si misurano le scelte fatte nelle sedi istituzionali.
Ha poi continuato con riferimenti al modo di affrontare l’immigrazione nell’antica Roma.
Roma si è confrontata con i problemi legati all’integrazione sin dall’antichità allorquando si è fatto ricorso a due strumenti che ancora oggi evidenziano la loro importanza:
- un’attenta definizione del significato di cittadinanza e
- il ricorso agli strumenti offerti dal diritto.
Essere cittadini non è mai una scelta puramente burocratica, le diverse identità si devono misurare sui principi giuridici.
Le differenti identità devono essere percepite non come un problema ma come una potenzialità che permette ad un territorio metropolitano di avere maggiori risorse.
Infine, per il sindaco di Roma, “serve studiare ed elaborare modelli molto concreti e tarati sulle reali esigenze delle persone senza ricorrere a schemi pregiudiziali“.
I Musei Capitolini hanno rappresentato un’affascinante cornice dell’evento che si è concluso con un suggestivo aperitivo nella Terrazza Caffarelli. Sorseggiando un buon calice, gli ospiti hanno avuto l’opportunità di dibattere informalmente sulle importanti tematiche in agenda e ammirare una Roma emozionante, potendo cogliere la bellezza dell’orizzonte incastonato tra i multiformi scorci della città eterna.
Non è improprio osservare come l’organizzazione dell’evento sia stata efficiente sia rispetto ai mezzi fonici, con la traduzione simultanea degli interventi delle Alte Personalità che hanno presenziato all’incontro, sia per la cortese disponibilità dello staff coordinato con professionalità.
Mario Felice Speranza, Saverio Caristo
Foto: Mario De Renzis (Ban Ki-Moon), Saverio Caristo