L’euforia per il crescente successo della campagna elettorale di Obama negli Usa fa sì che ogni keniota si identifichi con il senatore dell’Illinois. Nel frattempo traders e scommettitori sono indaffarati con le speculazioni su una sua eventuale vittoria elettorale.
Migliaia di kenioti stanno comprando magliette, cappellini, sciarpe e altri souvenir che mostrano il ritratto di Obama. Anche il primo ministro del Kenya, Raila Odinga, porta sempre un badge con la faccia di Obama sul bavero della giacca mostrando così il suo sostegno.Le origini di Obama risalgono al distretto keniota di Siaya e più precisamente al villagio di Kogelo, a circa 500 chilometri a ovest della capitale Nairobi. E’ quello il paese natale del padre del senatore dell’Illinois. Dopo la vittoria delle primarie, la casa della nonna di Obama, Sarah, è protetta 24 ore su 24 su ordine del governo del Kenya. Lo stesso ha disposto un controllo della polizia ai lati dell’abitazione che è difesa da 20 poliziotti armati.
In Kenya molti credono che Obama sarà il prossimo presidente degli Usa dopo le elezioni di novembre e che quest’eventualità sia una benedizione per il paese viste le origini di Obama. Infatti molti kenioti prevedono una visita di Obama dopo la vittoria negli Usa per rendere omaggio alla tomba del padre e dei suoi antenati che sono seppelliti in Kenya.
Molti in Kenya stanno incassando parecchio denaro vista la crescente domanda di immagini e altri souvenir del candidato democratico alle presidenziali americane. Infatti stanno producendo diverse insegne e ricordi con il ritratto di Obama. Sam Wanyama, uno studente universitario di 21 anni non poteva aspettare oltre e ha ordinato la sua maglietta con l’immagine di Obama direttamente dagli Usa pagandola 25 dollari.
Altri kenioti hanno anche dipinto la propria auto e finanche la propria casa con l’immagine del senatore dell’Illinois. Alcuni musicisti hanno già composto delle canzoni in onore di Obama. Canzoni che vengono ascoltate anche nelle discoteche e nei locali del paese essendo molto richieste.
Di Ken Chelimo
Corrispondente dell’Africa orientale