Un gruppo di attiviste keniote ha dato inizio ad una campagna per far conoscere la sorte dei loro parenti maschi che hanno subito un’esecuzione extra giudiziaria (extra judicial killings).
Rompere il silenzio su questa pratica del Kenya, cioè quella di uccidere anche se si è solo sospettati, era lo scopo della conferenza stampa organizzata questo martedì 8 marzo a Nairobi da tre organizzazioni per i diritti umani del Kenya: World March of Women (WMM), il centro per le riforme sociali (SOREC) e il gruppo di pressione per il rilascio dei prigionieri politici (RPP).
L’incontro è coinciso con le celebrazioni per la giornata mondiale delle donne in cui le persone in tutto il globo hanno festeggiato i successi ottenuti nell’ultimo secolo nella battaglia per l’emancipazione delle donne.
Le donne presenti alla conferenza stampa non erano lì per festeggiare ma per parlare in quanto madri, figlie e sorelle di persone scomparse e uccise ad opera della polizia del Kenya.
“Dietro ogni assassinio extra processuale c’è qualcuno che piange”, dice Beatrice Kamau, membro del WMM e organizzatrice dell’incontro.
Secondo un rapporto del 2008 della commissione per i diritti umani del Kenya (KNHRC), il numero di giovani uomini uccisi dalla polizia keniota perché sospettati di appartenere all’organizzazione criminale Mungiki era a quel tempo intorno a 8000 mentre coloro che non sono mai stati trovati erano 4000.
Le scoperte della KNHRC sono confermate da dati simili pubblicati l’anno precedente dalla Oscar Foundation che ha esaminato l’esecuzione di giovani uomini tra il 2002 e il 2007.
Poco dopo la pubblicazione del rapporto Oscar, il fondatore Oscar Kingara, un avvocato che lottava contro le uccisioni extra giudiziarie, è stato assassinato.
La comunità internazionale ha sollevato il problema delle extrajudicial killings in Kenya diverse volte. Nonostante ciò sembra che ancora non sia stato fatto nulla per porre fine al problema.
Nel 2009 il professore Phillip Alston, consulente speciale dell’Onu sulle uccisioni extra giudiziarie in Kenya, ha chiesto riforme profonde nel settore delle forze dell’ordine.
Solo il mese scorso alcune fotografie sono state pubblicate sui più importanti quotidiani del Kenya che mostravano l’esecuzione di due sospetti in pieno giorno, alla luce del sole, su una trafficatissima tangenziale del Kenya.
Durante la conferenza di ieri, alcune donne si sono alzate in piedi, si sono messe in fila tenendo una candela e con le lacrime negli occhi hanno raccontato la scomparsa di un loro parente.
Il presidente del centro per le riforme sociali del Kenya, Alice Wahome, ha letto una dichiarazione in cui sottolineava come, dopo l’introduzione della nuova costituzione keniota nell’agosto 2010, le più alte cariche della polizia abbiano fatto sapere di voler porre fine al clima d’impunità che ha regnato nel paese per così tanto tempo.
Wahome, un’avvocato impegnata politicamente, ha detto che il movimento ha cercato di mettere una faccia rispetto a ciò che stava succedendo per permettere alle vittime di chiedere giustizia e avere un rimborso da coloro che hanno commesso quegli atti.
Anche se alcuni giornalisti kenioti erano presenti, il giorno dopo, la storia non è stata trattata dai più importanti quotidiani del Kenya.
di Katy Fentress
Foto di Silvia Gioiello