di Katy Fentress
I kenioti continuano a dibattere sul tema dell’aborto e su come dovrebbe essere definito nella costituzione, dopo che lo scorso venerdì è stato presentato un progetto di legge costituzionale.
Il diritto alla vita di una persona inizia al momento del concepimento, afferma la nuova versione della carta fondamentale del paese dell’Africa orientale.
Questo cambio di parole è una vittoria per i gruppi religiosi che nel recente passato si sono lamentati del fatto che il testo originale menzionasse il diritto alla vita ma non il suo inizio.
Il progetto di legge afferma anche che il personale medico avrà la possibilità di decidere di ricorrere all’aborto nel caso in cui la vita della madre fosse in pericolo.
L’articolo 26(4) della versione aggiornata afferma che: “L’aborto non sarà permesso, fatta eccezione per il caso in cui, secondo l’opinione di un medico, ci sia il bisogno di un intervento d’emergenza, oppure che la vita della madre sia in pericolo oppure nel caso in cui l’aborto sia permesso da una legge ordinaria”.
L’ultima frase, “permesso da una legge ordinaria”, è anche causa di preoccupazione per le lobbies anti-abortiste keniote che denunciano la mancanza di ostacoli che impediscano al parlamento di legiferare in favore dell’aborto in un secondo momento.
L’editorialista Kwamchetsi Makhoka, in un suo articolo di commento per uno dei quotidiani principali del Kenya, Daily Nation, sostiene che: “permettere l’aborto significa violare i diritti umani delle persone che si macchiano di crimini come lo stupro e l’incesto, e quello di assicurare una progenie … l’utero di una donna è di proprietà pubblica – proprio come l’etere”.
Nei giorni scorsi, un numero spropositato di editoriali sul Daily Nation ha sostenuto la causa della messa al bando dell’aborto. L’argomento principale con cui si sostiene questa tesi è che i diritti umani del bambino non ancora nato equivalgono a quelli della madre.
Le lettere giunte allo stesso quotidiano keniota, tuttavia, sembrano essere più equilibrate con opinioni divise a metà su entrambi i fronti del dibattito.
Secondo le statistiche pubblicate sul Sunday Nation, sono circa 800 gli aborti praticati ogni giorno in Kenya.
In un rapporto del crime scene investigation unit (CSI) (Unità investigativa sulla scena del crimine) a Nairobi si stima che in tutto il Kenya siano avvenuti 40,500 stupri tra il dicembre 2007 e il giugno 2008.
Un’altra statistica pubblicata dal Daily Nation evidenzia come quest’anno le ragazze non siano riuscite ad ottenere nessun alto riconoscimento nella loro carriera scolastica (Kenyan Certificate School Examinations (KCSEs).
Con livelli così alti di stupri e violenze uniti ad una fortissima ineguaglianza nei livelli di educazione delle donne, mettere al bando l’aborto sembra un modo inefficace di affrontare un problema che riguarda l’intera società.