Riprendiamo qui l’articolo del ministro Frattini apparso oggi sul quotidiano Il Secolo XIX.
L’Unione per il Mediterraneo, nata l’anno scorso, deve riempirsi di contenuti concreti, per poter sfruttare le potenzialità dell’integrazione tra Europa e Mediterraneo e venire incontro alle aspettative dei cittadini. Uno degli aspetti principali è quello della sicurezza nella regione, che può essere visto sotto tre profili.
Innanzitutto l’azione di contrasto nei confronti di fenomeni come le correnti di emigrazione clandestina, il traffico di esseri umani, l’azione di cellule terroristiche, l’utilizzo delle vie marittime mediterranee per i traffici di droga internazionali.
L’Europa ha riconosciuto la giustezza della nostra impostazione, articolando la politica di immigrazione comune su principi ben precisi: prosperità, sicurezza e solidarietà.
L’immigrazione legale contribuisce allo sviluppo economico e sociale dell’Unione. A condizione, però, che ciascuno faccia sino in fondo la sua parte. Sia gli Stati di origine e di transito che gli Stati membri dell’Unione devono responsabilizzarsi. Sono chiamati a gestire i flussi migratori perseguendo l’interesse comune all’arricchimento reciproco in un quadro di legalità e sicurezza. E, inoltre, occorre che le frontiere esterne dell’Europa siano gestite in maniera davvero integrata: facendo muro contro la tratta di esseri umani, contro lo sfruttamento dei lavoratori, e garantendo un accesso agevole ai viaggiatori in buona fede e alle persone bisognose di protezione.
Un secondo profilo, più politico, è l’esigenza di dare vita ad un vero e proprio sistema di sicurezza nella Regione, così come l’abbiamo avuto in Europa. E’ tempo di avviare una riflessione, con tutti gli attori interessati – che includono l’Unione europea, la Nato e le altre organizzazioni regionali, dall’Unione africana alla Lega araba – per trasformare il Mediterraneo in una Regione di stabilità, pace e sviluppo il più possibile omogeneo, come tante volte proclamato in sede europea senza che, tuttavia, ai proclami siano seguiti fatti concreti.
Ma c’è anche un terzo aspetto, quello che viene trattato oggi a Genova al primo Forum delle Guardie costiere del Mediterraneo, senza il quale gli altri due profili rischierebbero di rimanere monchi e insoddisfacenti agli occhi dei popoli rivieraschi: la sicurezza delle installazioni e delle rotte marittime, la collaborazione in caso di catastrofi naturali e ambientali, i salvataggi a mare, la tutela delle risorse ittiche.
L’Italia ha un ruolo centrale da giocare: in tutto il settore marittimo occupiamo posizioni di primato, non solo mediterranee ma spesso anche globali. Così è per la nostra cantieristica; così per le tecnologie della sicurezza in mare e delle infrastrutture di trasporto; così per alcuni settori della ricerca scientifica.
Anche l’apparato pubblico, difesa, guardia costiera, protezione civile si distingue per la sua eccellenza. Questo è uno degli aspetti nei quali l’Europa deve saper essere sempre più Europa dei cittadini, deve saper parlare ai cuori: il pattugliamento marittimo non è un adempimento di servizio, è l’impegno continuo di seri professionisti che hanno dimostrato nei fatti di saper salvare la vita a migliaia di disperati.
Su questa base si aprono grandi spazi per sviluppare insieme ai nostri partner europei e mediterranei importanti iniziative, dalle autostrade del mare al turismo da diporto, dall’energia alla collaborazione tra piccole e medie imprese, avendo a mente che il Mediterraneo è sempre più coinvolto nel trasporto marittimo mondiale e che i Paesi della sponda Sud e Est da qualche anno conoscono alti tassi di crescita.
Il legame tra sicurezza e sviluppo deve essere riaffermato in maniera particolare in una Regione come la Liguria, dove la vicinanza dei popoli, l’esistenza di beni comuni da tutelare, a cominciare dall’ambiente, e la necessità condivisa di partecipare più pienamente agli scambi internazionali debbono indurci a un impegno convinto per promuovere quei grandi progetti di sviluppo infrastrutturale, industriale, e ambientale, lanciati dal Vertice euro-mediterraneo di Parigi della scorsa estate, che per l’Italia rappresentano una grande opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire.
Il Forum si situa in questa prospettiva di collaborazione mediterranea. È un esempio di azione di sistema, che ha visto il coinvolgimento del governo nelle sue varie articolazioni, delle imprese e delle autorità locali. Sul piano internazionale, il Forum è stato preparato secondo i principi del partenariato e della responsabilità condivisa tra Paesi europei e i partner mediterranei, per promuovere un vero e proprio spazio comune di sicurezza e cooperazione.
La sede del Forum non poteva che essere Genova: meritava un tributo non solo alla sua storia, ma anche e soprattutto al suo ruolo attuale, e merita di essere sostenuta per una sua sempre maggiore centralità nell’architettura euro-mediterranea. Fucina di importanti iniziative regionali nel campo della formazione e della scienza, Genova si candida naturalmente a ospitare nuove strutture euro-mediterranee nel campo della sicurezza marittima.
Il Forum vuole essere il momento di avvio di una nuova cultura della cooperazione tra Paesi mediterranei in un settore strategico, e sono certo che, dando vita anche a nuove iniziative di collaborazione bilaterale e regionale, aprirà spazi di crescita per le nostre industrie, e rafforzerà l’efficacia del nostro apparato istituzionale che opera per la sicurezza del Mare Nostrum.