Un giovane reporter marocchino ci spiega perché secondo lui è ingiusto collegare tutta la comunità musulmana ad ogni attentato del Daesh.
Isis, o Daesh, sono parole tornate prepotentemente nei notiziari.
Bruxelles era un posto tranquillo e sicuro una volta. Forse non lo è più, proprio come è già accaduto a Parigi.
Mentre lo stato di allerta vige su ogni aeroporto europeo c’è però chi protesta nel sentire parlare di “attentati islamici” e preferirebbe la definizione “attentati terroristici”.
Fra questi c’è anche Soufiane Malouni, 26 anni, reporter e blogger marocchino che vive tra la Francia e l’Italia, a Firenze, con una perfetta padronanza della lingua italiana e francese (oltre all’arabo, sua lingua madre), fondatore del sito Bladi24, il notiziario di riferimento dei marocchini in Italia.
Soufiane ha tracciato per Marie Claire una lista in dieci punti con cui vuole dimostrare che l’Isis non ha a che fare con l’Islam «usato come un pretesto per indorare con una patina di santità quella che è solo follia omicida».
- L’Islam è una religione violenta per natura. Islam viene dalla parola Assalam, che vuol dire “pace”. Il saluto fra islamici è Assalam Alaykum, che vuol dire “la pace sia con voi”, ed è sempre al plurale perché diretto verso tutta l’umanità.
- Il Corano è un libro che predica la violenza. Secondo una recente ricerca in Usa, risulta che la Bibbia contiene il doppio esatto di contenuti violenti rispetto al Corano.
- Quella dell’Isis è una guerra religiosa. L’Isis non è un’organizzazione religiosa, ma terrorista, e ha come solo scopo l’ottenimento di denaro e potere. Ha preso possesso di territori ricchi di giacimenti di petrolio che rivende a qualcuno a cui fa molto comodo non contrastarli. Questo è un conflitto politico-economico, non religioso.
- I militanti dell’Isis si vantano di avere Dio con loro. Non vuol dire nulla: anche i nazisti usavano lo slogan Gott Mit Uns (Dio è con noi) mentre sterminavano ebrei, gay, rom e disabili. Tutti possono dire quello che vogliono, che poi sia vero è un altro discorso.
- Le moschee sono covi dell’Isis. I militanti dell’Isis hanno fatto saltare in aria molte moschee in Arabia Saudita, Siria, Iraq. La moschea è la casa di Dio e chi la oltraggia non è certo con Dio.
- Gli attentatori di Parigi e Bruxelles erano musulmani integralisti. Gli attentatori avevano – hanno, quelli vivi – quasi tutti precedenti penali per spaccio e consumo di droga e sfruttamenro della prostituzione. Salah Abdeslam frequentava i night club, è probabile che praticasse anche sesso prematrimoniale. L’Islam puro non prevede questo tipo di atti e chi li pratica non può certo essere considerato “integralista”.
- Tutti i musulmani fanno il tifo segretamente per l’Isis. Il 95% delle vittime dell’Isis sono state finora altri musulmani. In Marocco, così come in Turchia e molti altri paesi di religione islamica, temiamo l’Isis esattamente quanto lo temono i belgi, i francesi, gli inglesi, gli statunitensi e voi italiani.
- I musulmani non fanno nulla per contrastare l’avanzata dell’Isis. In Marocco, ogni settimana, i servizi segreti arrestano una decina di terroristi. Ma noi musulmani non abbiamo più possibilità di fermare il Daesh di quanto ne abbiate voi europei. Il Daesh va sconfitto con uno sforzo collettivo, non solo nostro.
- Gli islamici sono intolleranti nei confronti dei cristiani. I cosiddetti cristiani arabofoni sono presenti da sempre in paesi a prevalenza islamica. Sono 843mila nella Siria di Assad, 117mila in Giordania, un milione e 300mila in Libano, 300mila in Iraq e addirittura 11milioni in Egitto.
- “Allahu Akbar” è un grido di guerra. Allahu Akbar (Dio è grande) è la prima frase che viene sussurrata nell’orecchio di un neonato. Per noi è associata all’inizio della vita, non certo alla guerra, che mette fine a un gran numero di vite.
Il dibattito è decisamente aperto. Ciascuno, però, dopo aver letto l’opinione di Soufiane Malouni, potrà avere le idee un po’ più chiare.
Fonte: marieclaire.it