Intervista a margine del forum Med in Italy che ha avuto luogo a Reggio Calabria lo scorso 29 giugno 2011. Hadidi Bouabdellah è vicepresidente della Camera di Commercio della regione Sersou Tiaret in Algeria.
Sono vicepresidente della Camera di Commercio della mia regione e sono anche un imprenditore. Mi occupo di diversi settori: costruzioni, allevamento di bovini avendo iniziato come agricoltore.
Lei è originario di Algieri?
No dell’ovest dell’Algeria. Dalla più grande regione produttrice di cereali in Algeria. Quindi siamo il cuore del paese. Se non facessimo il nostro grano non vivrebbe nessuno. Siamo i primi produttori di grano in Algeria. Lavoriamo in una regione che conta 1 milione di abitanti. Abbiamo molti allevamenti di bovini, montoni, che sono molto conosciuti nel settore. Siamo anche i primi nel settore equino, allevamento e produzione di cavalli. Queste sono le qualità della mia regione che tengo a sottolineare ogni volta che prendo la parola. Anche il settore dell’artigianato è importante nella regione. Lo stato ha incoraggiato molto i giovani a orientarsi verso l’artigianato nel suo complesso.
Come considera questo forum di tre giorni?
Si tratta di un approccio molto valido. Per un certo periodo sono stato a capo di un’impresa di lavori pubblici nel campo dell’edilizia negli anni ’80. L’80% dei nostri contratti d’importazione riguardava gli italiani ma negli ultimi tempi l’Italia si è ritirata e ha lasciato il posto agli asiatici. Ogni volta che incontriamo degli imprenditori diciamo loro: “fatevi avanti, venite in Algeria”. Un’altra cosa che lo stato incoraggia è quella di avere contratti di partenariato a 49%-51%. Si tratta di un modello che si sta sviluppando molto. Mi sembra che degli incontri come questo, con questo approccio, servono ad invitare a guardare al paese. Non bisogna centralizzare: non esiste solo Algieri , bisogna andare a guardare anche le altre regioni, ci sono delle promozioni. Le persone vogliono lavorare, vogliono partecipare e poi abbiamo un’altra qualità: non abbiamo complessi per imparare, per confrontarci con altri paesi.
Che opinione si è fatto sulle rivoluzioni in Tunisia ed Egitto? Riguarderà anche l’Algeria?
Sicuramente ci sono dei problemi in Algeria, ma l’Algeria ha già sofferto in passato. Ha avuto una terribile guerra di liberazione, anni di terrorismo, abbiamo perso molte persone, 130 mila. Quindi non diciamo che siamo risparmiati. Ci sono dei problemi politici in Algeria. Credo che i politici hanno l’esperienza di aver vissuto ciò che sta succedendo in altri paesi che sono obbligati a fare nuove riforme, di sostenere i giovani che sono importanti in Algeria. Ci sono molti diplomati adesso che sono per strada alla ricerca di un impiego. Per esempio nella mia regione abbiamo 15 mila diplomati che aspettano un lavoro. Lo stato dovrebbe aiutare i giovani anche nell’imprenditoria, aiutarli, formarli anche attraverso le camere di commercio in modo che il giovane sia ben guidato e consigliato nell’investire i suoi soldi dove è necessario.
Non pensa che sia difficile parlare adesso di investire nuovamente in Nord Africa quando fino a qualche mese fa l’Occidente era amico con Ben Ali e Mubarak? Non sarebbe necessario cambiare modello di redistribuzione della ricchezza?
Ma si facevano affari con persone morali. Cioè con lo stato non con una singola persona. Sicuramente ci sono stati dei casi in cui gli investimenti sono andati nelle tasche delle famiglie al potere ma non si può dire che ci sia stato solo questo. Quando si parla di accordi commerciali non si tratta di accordi tra persone fisiche, ma tra società, compagnie commerciali. Per uno stato è la stessa cosa. Si cerca sempre di sviluppare un paese non una persona.
Ho l’impressione che si parli di Ben Ali perché c’è stato un conflitto in quel paese.
Ok dimentichiamoci di Ben Ali e Mubarak. C’è stato un problema di gestione delle ricchezze in quei paesi. Non crede?
In Algeria non abbiamo quel modello che c’è stato lì. Per quanto riguarda quei paesi non posso dire. Posso parlare per l’Algeria e per alcuni aspetti del mio paese.
Intervista di Piervincenzo Canale
Si ringrazia Vincenzo Bonfiglio