In Africa vige normalmente ciò che chiamo la dittatura dei Vecchi, che essi siano al potere o all’opposizione. In questo caso la parola “vecchi” non si riferisce solo ad una questione anagrafica ma, soprattutto, all’incapacità di disfarsi mentalmente del ruolo di schiavo che la nostra storia comune con l’Europa ci ha lasciato.
Basta prendere in considerazione il comportamento dell’Unione Africana di fronte alle crisi ivoriana e libica. Dice ad alta voce ciò che vuole e ciò che non vuole. L’Europa decide d’ignorarla e fa esattamente l’opposto. Senza vergogna, senza disturbi, tutta l’Unione Africana all’unanimità si allinea sulle posizioni europee sconfessando se stessa. Il peggio è che in Africa questo tipo di atteggiamento riguarda tanto gli uomini di potere che quelli che sono all’opposizione. Si prenda, per esempio, coloro che hanno fatto sognare come oppositori: Wad del Senegal, Conde in Guinea che, appena eletto, ha riservato la sua prima visita all’estero per Jacque Chirac (che era finanche in pensione). Doveva innanzitutto dare prova di fedeltà al padrone, come rituale prima di partire. Un giovane che utilizza gli stessi strumenti di un altro giovane in occidente, ne conosce i punti di forza e di debolezza. E anche quelli delle altre nazioni. Quindi è consapevole di avere 10 possibilità in più di riuscire rispetto a un giovane in occidente. E quando quest’ultimo gli racconterà che lui lo può aiutare, saprà già non solo che mente, ma anche che si tratta di una strategia per addormentarlo per poterlo derubare meglio. Tutto questo giochetto, i nostri vecchi, che siano ministri o all’opposizione, non lo sanno ed è troppo tardi per spiegarglielo.
Come cambiare tutto ciò?
Preventivamente e prioritariamente, bisognerebbe coscientizzare al massimo i giovani africani, cioè quelli tra loro che non sono ancora sottomessi alle pratiche prese in affitto dal colonialismo. Quelli che non hanno complessi nei confronti dei bianchi, come i loro genitori, coloro che non devono cercare ad ogni costo di essere amici per la pelle con i predatori della “comunità internazionale”. Il secondo passaggio consiste nel farli entrare nell’arena politica. Quanto prima i giovani entreranno in politica, tanto prima potremo realizzare il sogno di un’Africa in piedi e fiera di se stessa. Ci sono già dei partiti di giovani che fanno parlare di sé in Austria, Germania, Svezia, Finlandia, Norvegia, Olanda, ecc… e che hanno ottenuto dei seggi di deputati già all’età di 21 anni.
A Ginevra, alle scorse elezioni comunali, la metà dei candidati aveva meno di 25 anni. Questo succede in paesi in cui la maggior parte dei votanti ha superato i 70 anni. Al contrario in Africa, i giovani che hanno meno di 18 anni sono la maggioranza assoluta. Bisognerebbe avviare una battaglia sacrosanta per abbassare l’età minima per il diritto di voto un po’ ovunque in Africa. E’ già una realtà in Brasile dove si può votare già a 16 anni (visto che in quel paese, così come in Africa, la maggior parte della popolazione è giovane). Ci sono inoltre altri paesi in cui il diritto di voto è stato abbassato a 16 anni perché un giovane d’oggi di 16 anni è più maturo di un ventunenne di 30 anni fa. E’ il caso di Cuba, del Nicaragua, dell’Austria, dei landers tedeschi. In Austria, per esempio, un movimento che si chiama Kinderwahlrecht jetzt: « diritto di voto ai bambini, subito » si batte per dare il « diritto di voto già alla nascita ». Secondo loro, si tratta di un riequilibrio generazionale.
In Africa, come ho detto prima, esiste la dittatura degli anziani, vecchi d’età, vecchi nelle idee, vecchi nella visione del mondo d’oggi. Da noi si vedono dei vecchi (con tutto il rispetto per gli anziani) che non hanno altra visione del mondo se non quella data loro dal padrone francese o britannico e finanche quando questi vecchi sono dei ministri, stanno lì a telefonare all’ambasciatore americano ogni mattina per chiedere cosa devono fare. Si vede che sono degli schiavi buoni e fedeli, molto docili (confronta wikileaks).
Per quanto riguarda il sistema di governo, mi piace molto il sistema svizzero e credo che per un periodo di tempo transitorio, questo sistema possa essere applicato all’Africa: in Svizzera, i ministri guadagnano in media 400.000 CHF all’anno, non hanno guardie del corpo, vanno in autobus come tutti e dopo 4 anni da ministro, devono abbandonare la politica. Ciò permette di evitare che certe cattive pratiche di nepotismo e di corruzione mettano radici. Inoltre, dopo il voto, tutti i partiti vincitori e perdenti governano insieme visto che il numero di posti ministeriali viene stabilito in base al numero di voti alle elezioni politiche nazionali. Ciò permette di ottimizzare tutte le idee innovatrici d’una nazione e di evitare che dei partiti restino per sempre all’opposizione, coltivando così una frustrazione che sarebbe una minaccia per la stabilità e la sicurezza del paese.
PS: Si può essere un giovane vecchio quando si è giovane d’età ma vecchio nelle idee. Sfortunatamente ciò è vero per molti giovani africani che affogano nell’ignoranza più totale. Spetta ad ognuno di noi, aiutarli. Tuttavia mi tolgo il cappello di fronte ai nostri vecchi giovani, di fronte a tutti coloro che erano avanti con l’età ma che non abbiamo mai confuso con la massa dei nostri genitori e che spesso hanno rischiato la vita per rendere visibili agli altri le catene invisibili della schiavitù che sopportavano.
Jean-Paul Pougala – www.pougala.org