ImmigrazioneOggi intervista Amara Lakhous, antropologo e scrittore italo-algerino.
Il rapporto tra culture diverse e le contraddizioni della società italiana al centro dell’intervista con l’autore di “Divorzio all’islamica a viale Marconi”.
“I primi tempi in Italia sono stati durissimi… E mi chiedevo: perché hanno paura di me? Dopo un po’ ho scoperto la risposta. Il mio velo era come un semaforo davanti al quale la gente deve fermarsi. Quella sosta obbligata era il momento ideale per scaricare tensioni, paure, inquietudini, ansia… In realtà quando camminavo per le strade di viale Marconi non ero mai sola. Ero sempre a braccetto con tanti accompagnatori fantasma: i loro nomi? Jihad, guerra santa, kamikaze, undici settembre, terrorismo, attentati, Iraq, Afghanistan, Torri Gemelle… La gente doveva avere paura per forza. Così a poco a poco me ne sono fatta una ragione”.
Così riflette Safia, la protagonista femminile del nuovo romanzo di Amara Lakhous, Divorzio all’islamica a viale Marconi, da qualche mese nelle librerie italiane.
La storia, molto semplice, si snoda a Roma nel 2005, periodo in cui la paura di attentati terroristici era particolarmente forte. I servizi segreti italiani vengono a sapere che c’è una cellula islamica pronta ad un attentato tra gli immigrati che frequentano il quartiere di viale Marconi. Per scoprire chi siano, viene infiltrato Christian Mazzari, giovane siciliano che parla perfettamente l’arabo.
Christian si finge tunisino, si fa chiamare Issa e comincia a vivere la quotidianità di molti immigrati.
Il suo destino si incrocia con quello di Safia, una giovane immigrata egiziana alle prese con una vita coniugale complicata.
È proprio attraverso gli occhi di Safia e di Issa che Lakhous ci porta alla scoperta di quel mondo multietnico che abita nelle nostre metropoli. Una storia a metà strada tra il giallo e la commedia all’italiana in cui tra scene esilaranti e momenti di pathos, dialoghi frizzanti conditi da modi di dire dialettali e difetti di pronuncia, Amara Lakhous ci mostra le contraddizioni della società italiana, la responsabilità dei mass media nel generare paure infondate ma anche la fatica dei cittadini immigrati nel trovare un modo di vivere nuovo tra tradizione e modernità.
Tra le righe del romanzo si legge la storia di Lakhous stesso, che nato ad Algeri, in Italia da quindici anni e cittadino italiano, già autore del fortunato Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio da cui è stato tratto anche un film, non si definisce né completamente algerino né italiano, e forse proprio per questo riesce a dare una lettura completamente nuova dell’immigrazione.
Nell’intervista che ha rilasciato ad ImmigrazioneOggi nello scorso mese di dicembre, Lakhous parla della sua esperienza di immigrato, dell’importanza della conoscenza della lingua italiana, della necessità di conoscere a fondo le altre culture al di là dei luoghi comuni, dei profondi legami che legano il nostro Paese al mondo arabo.