IMMIGRAZIONE, MURI INUTILI SENZA INVESTIMENTI SULL’ALTRA SPONDA DEL MEDITERRANEO
Roma, 13 aprile 2011 – «Nell’analisi sull’arrivo a Lampedusa di una piccola frazione della vasta umanità alla ricerca di una vita migliore, si perde spesso di vista che le migrazioni – per opportunità, conflitti, cambiamenti climatici, demografia e povertà, colonialismo – fanno e sempre faranno parte della storia dell’umanità». Inizia così la lettera aperta in cui il direttore generale di AMREF Italia, Tommy Simmons, commenta gli arrivi di queste settimane sulle coste italiane dei migranti provenienti dall’Africa.
«Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) – prosegue la lettera – nel 2010 il numero di migranti internazionali nel mondo ammontavano a 214 milioni.
La maggioranza di queste persone sono “sparite” nel mondo, tranquillamente e volontariamente assorbite da società accoglienti e spesso bisognose di mano d’opera.
Solo una piccola frazione di profughi e sfollati, i più poveri e bisognosi, non ha trovato accoglienza, integrazione e stabilità ed è su di questi che bisogna riflettere. I muri sono palliativi temporanei dinanzi all’umanità che vuole o deve muoversi.
I successi della fisicità della Grande Muraglia cinese e del Muro di Berlino e dei muri meno tangibili e duraturi imposti dall’Apartheid piuttosto che dal gendarme Gheddafi hanno sempre una durata limitata nel tempo quando a monte preme un’onda crescente».
«Al dì la del Mediterraneo, piccolo mare che separa due grandi continenti che offrono opportunità che non sono paragonabili per i cittadini che li abitano – spiega Simmons – preme un’umanità crescente, conscia delle possibilità che offre il mondo, desiderosa di un presente e di un futuro migliori per se stessa ed i propri figli. Non esistono muri che possono reggere nel tempo a questa onda crescente. Prestare attenzioni e polemiche solo a come tamponare i piccoli sintomi di un fenomeno ben più grande non eliminerà il problema alla radice».
«Chi oggi vuole migrare dall’Africa verso l’Europa – conclude il direttore di AMREF Italia – intraprende il viaggio – pericoloso, doloroso, dall’esito incerto come un salto nel buio – perché non ha speranze alternative. Per evitare che Lampedusa e poi magari la Sardegna o le coste di Toscana o Liguria diventino permanentemente meta di fuggiaschi e oggetto di sterili polemiche, gli Stati timorati dal potenziale delle onde migratorie possono solo investire nella stabilità e nella speranza di una vita migliore nei luoghi di origine di queste persone. L’unico punto davvero rilevante di quanto avviene in questi giorni è questo».