L’1 e 2 ottobre, Survival International – il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni – porta a Milano i rappresentanti di alcuni dei popoli indigeni colpiti e altri esperti internazionali con la speranza di scongiurare una “catastrofe” umanitaria e ambientale.
Due incontri straordinari per catalizzare uno sforzo comune e urgente a favore dei popoli della bassa valle dell’Omo, Etiopia, e del lago Turkana, Kenya.
1 ottobre 2015
18,00 – 20,30
Palazzo delle Stelline
C.so Magenta 61, Milano
Ideale per pubblico generico, docenti e studenti, cooperanti, attivisti e giornalisti.
2 ottobre 2015
09,30 – 13,00
Palazzo Marino
P.zza Scala 2, Milano
Raccomandato a politici, Ong, cooperanti, istituzioni, aziende, esperti e giornalisti.
In Etiopia è in corso uno dei più sfrontati accaparramenti di terra che l’Africa abbia mai visto. Le tribù della bassa Valle dell’Omo vengono sfrattate dalle loro terre ancestrali, e i loro pascoli e le loro coltivazioni trasformate in piantagioni industriali di canna da zucchero, cotone e biocarburanti.
La diga Gibe III, realizzata dall’italiana Salini Costruttori, porrà fine alle esondazioni naturali del fiume da cui molte tribù dipendono per le loro coltivazioni e causerà un drammatico abbassamento del livello del lago Turkana, in Kenya, da cui molti altri popoli dipendono per il sostentamento.
Una crisi gravissima potrebbe compromettere la sicurezza alimentare di 500.000 persone tra Etiopia e Kenya, e devastare in modo irreversibile due ambienti unici, dichiarati entrambi Patrimonio dell’Umanità.
Sono numerosi gli studi che dimostrano che la diga Gibe III e i piani agro-industriali ad essa associati potrebbero avere un impatto catastrofico sull’area. Tra gli effetti previsti:
Dissesto idro-geologico della valle dell’Omo.
Collasso del Lago Turkana, il più grande lago in luogo desertico del mondo.
Distruzione di siti archeologici e di ecosistemi unici.
Distruzione delle vite e dei mezzi di sostentamento degli indigeni della regione (industria ittica, terreni da pascolo e sofisticati sistemi di coltivazione).
Sfratto e reinsediamento di decine di migliaia di indigeni accompagnato da varie forme di abuso.
Land grabbing a favore di investitori stranieri.
Aumento di carestie e conflitti inter-etnici.
La situazione sta precipitando rapidamente e migliaia di persone sono già ridotte alla fame. “Forse moriremo. Il fiume ci tiene in vita. Dove andremo a vivere se portano via l’acqua dal letto del fiume? Se non ci saranno più pesci, cosa daremo da mangiare ai bambini?” ha detto un uomo Kwegu.
Nonostante le numerose denunce di sistematiche violazioni dei diritti umani, però, il programma di sviluppo del governo etiope nella valle dell’Omo continua, con il sostegno diretto e/o indiretto delle agenzie di cooperazione straniere, Italia compresa.
I massimi esperti in materia si riuniranno quindi a Milano per informare cittadini, media, politici, Ong e membri delle agenzie di cooperazione su quanto sta accadendo e denunciare minacce, offuscamenti e responsabilità, in un clima di massima collaborazione.
“Per i popoli indigeni di Etiopia e Kenya la situazione è sempre più critica. I donatori di aiuti all’Etiopia non possono continuare a chiudere gli occhi sulle gravi violazioni dei diritti umani in corso nell’area” ha dichiarato Francesca Casella, Direttrice di Survival International Italia. “Con questa iniziativa vogliamo catalizzare uno sforzo comune e senza precedenti a favore dei popoli indigeni del Corno d’Africa, per un modello di sviluppo che non distrugga i popoli e non neghi i loro diritti.”
“Data la concomitanza di Expo 2015, quale modo migliore per rispondere ad alcune delle sue sfide più stringenti, quali la sicurezza alimentare e la tutela della diversità biologica e culturale nel mondo?” ha aggiunto Francesca Casella. “Non serve celebrarla nei manifesti pubblicitari o conservarla nei musei: la diversità sopravvive solo se vivono i popoli che la alimentano.”
Intervengono: Claudia J. Carr (Associate Professor of Environmental Science, Policy and Management, The University of California, Berkeley) • Will Hurd (direttore di Cool Ground, Vermont, USA) • Nyikaw Ochalla (rifugiato indigeno Anuak. Ha fondato e dirige l’Anywaa Survival Organisation per la giustizia sociale e per lo sviluppo sostenibile in Etiopia) • Ikal Ang’elei (portavoce indigena Turkana, Kenya, e co-fondatrice di Friends of Lake Turkana. Ha vinto il Goldman Environmental Prize 2012) • Gordon Bennett (avvocato, esperto di diritto internazionale e diritti umani, UK. È celebre per le sue clamorose vittorie presso l’Alta Corte del Botswana a favore dei Boscimani, e il ricorso all’OCSE a nome dei Dongria Kondh dell’India).
Modera il Convegno: Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia.
fonte: comunicato stampa