I fondi pubblici per l’integrazione degli immigrati

di Marco Accorinti*

Il finanziamento pubblico per l’assistenza sociale in Italia si è andato riducendo in maniera rilevante con i provvedimenti governativi degli ultimi due anni, con un impatto significativo sulle voci di spesa destinate agli immigrati (Tab. 1). L’esiguità delle risorse rischia di costituire un fattore di ostacolo alla concreta garanzia dei diritti di cittadinanza per tutti e alla promozione dell’integrazione sociale dei cittadini stranieri.

Tabella 1 – Andamento di alcune voci della Spesa pubblica sociale in Italia (milioni di Euro).

Fondi statali 2008 2009 2010 2011 2012
Fondo inclusione immigrati 205,6 161,8 143,8 33,5
Fondo per le politiche sociali 929,3 583,9 453,3 218,1 42,9
Fondo per le politiche della famiglia 346,5 186,6 185,3 52,2 70,0
Altri Fondi (pari opportunità, politiche giovanili, infanzia e adolescenza, servizi prima infanzia, servizi sociali e servizio civile) 1.045,3 825,1 707,7 183,6 21,8
TOTALE 2.526,7 1.757,4 1.490,1 487,4 134,7

Fonte: Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, 2013, Dossier di Documentazione La Sanità nelle manovre finanziarie 2012 (Governo Monti), Cinsedo, marzo 2013, Roma, nostre elaborazioni.

Per le politiche di inclusione esistono tre fonti pubbliche differenti di finanziamento: i fondi locali ovvero quelli dei bilanci dei Comuni e delle Regioni, i fondi nazionali (decisi a livello centrale) e i fondi europei (assegnati dalla Commissione Europea).

I fondi locali

Secondo l’indagine censuaria dell’Istat sui servizi e gli interventi sociali, nel 2010 solo il 2,6% della spesa sociale sostenuta dai Comuni italiani (sul proprio bilancio) è stata utilizzata per promuovere interventi rivolti ai cittadini immigrati e nomadi, per complessivi 184 milioni di Euro circa. Si tratta di varie prestazioni: servizio sociale professionale, mediazione culturale, assistenza domiciliare, contributi economici e strutture residenziali. [1]

All’esiguità dei fondi si aggiungono anche differenze marcate tra le aree territoriali, probabilmente legate dall’appartenenza politica degli amministratori, alla diversa efficienza della Pubblica Amministrazione, alle possibilità di coordinamento tra centro e periferia, e alle differenti offerte provenienti dai contesti produttivi.

I fondi nazionali

Fino al 2009 era attivo il Fondo nazionale per le politiche migratorie, che prevedeva uno stanziamento annuo da ripartire tra Amministrazioni centrali e Regioni. Per l’anno 2001 le risorse stanziate sono state complessivamente 56,4 milioni di Euro, mentre l’ultimo anno di finanziamento è stato il 2011 con risorse pari a 33,5milioni di Euro. In dieci anni il Fondo ha finanziato interventi di varia natura, promossi dagli Enti locali e gestiti per lo più da Organizzazioni di Terzo settore: mense sociali, ospitalità, intercultura, educazione allo sviluppo, servizi proposti dai Consigli territoriali permanenti, attività nel settore sportivo, iniziative per la libertà religiosa e contro la prostituzione coatta o la discriminazione razziale. L’analisi degli interventi finanziati è raccolta nei Rapporti della Commissione per le politiche di integrazione. [2] [3]

Il mancato finanziamento del Fondo dall’anno 2011 evidenzia la scarsa attenzione alle politiche di inclusione sociale dei cittadini stranieri rispetto alle risorse destinate al contenimento dei flussi migratori: solo per i CIE sono stati stanziati 236 milioni di Euro per l’anno 2013, 220 milioni per il 2014 e 178 milioni di Euro per il 2015.

I fondi europei

La Commissione Europea ha istituito specifici strumenti di financial solidarity regolati da proprie norme di gestione amministrativa, attraverso quattro fondi del “Programma Generale Solidarietà e gestione dei flussi migratori – SOLID”: Fondo per i Rifugiati – FER, Fondo per i Rimpatri, Fondo per l’Integrazione di cittadini di Paesi terzi – FEI e Fondo per le Frontiere esterne. [4]

Al FER, che mira a finanziare progetti locali di accoglienza per protetti internazionali, sono stati assegnati all’Italia per gli anni 2008-2012 quasi 30 milioni di Euro (ai quali sono stati aggiunti più di 23 milioni di Euro per misure di urgenza). Per l’anno 2013 si è in attesa di una conferma della Commissione, ma lo stanziamento previsto è di circa 7 milioni di Euro.

Il FEI è finalizzato a co-finanziare differenti azioni a sostegno del processo di integrazione di cittadini immigrati (senza specifica particolare) per il periodo 2007-2013 e le risorse finanziarie stanziate per l’Italia, per il periodo, ammontano a circa 103 milioni di Euro.

Entrambi i fondi sono gestiti dal Ministero dell’Interno secondo un Programma per l’utilizzo delle risorse che prevede avvisi pubblici annuali per la presentazione di progetti territoriali.

Inoltre, nell’ambito del FER, una parte cospicua di fondi europei è quella destinata al Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) istituito nel 2005. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato [5], la rete nazionale SPRAR nel 2011 risultava composta da 151 progetti territoriali, che facevano capo a 128 Enti locali, per una capacità di accoglienza di 3.000 posti, dei quali 2.500 dedicati alla presa in carico delle cosiddette “categorie ordinarie” (donne e uomini singoli, nuclei familiari), 450 destinati all’accoglienza delle situazioni di vulnerabilità (minori stranieri non accompagnati e richiedenti asilo, nuclei monoparentali, persone in assistenza sanitaria specialistica, vittime di tortura e violenza) e 50 posti riservati a persone con problemi di salute mentale. Per una categoria particolare di migranti (che comprende i titolari di protezione umanitaria, i titolari di protezione sussidiaria, i richiedenti asilo e i rifugiati riconosciuti) è quindi attivo un sistema che prevede servizi principalmente dedicati all’assistenza sanitaria (che nel 2011 rappresentava il 18,8% dei 38.552 servizi erogati da tutta la rete), assistenza sociale (rappresentava il 18,4%), mediazione linguistico-culturale (18,2%), inserimento lavorativo (13,2%), attività multiculturali (10,7%) e orientamento legale (8,5%). Per i progetti di accoglienza, nelle annualità 2011-2013 lo SPRAR ha destinato risorse pari a 35,2 milioni di Euro per 3.000 posti di accoglienza.

Il ruolo dello Stato e degli Enti locali

Le risorse destinate agli interventi alloggiativi e quelle per protetti internazionali rappresentano la parte più cospicua dell’intervento pubblico per l’inclusione degli stranieri presenti in Italia. Tuttavia sono anche l’indicatore più evidente di forme di intervento fortemente emergenziali (e riferite quasi esclusivamente a centri di accoglienza) senza una reale linea di intervento sociale professionalizzato, anzi demandando a livello locale una questione complessa come le migrazioni. Nel nostro Paese, caratterizzato da una alta disarticolazione istituzionale e territoriale e da un ritardato inserimento dell’immigrazione nell’agenda politica, se il ruolo dello Stato centrale si mostra incongruente, la frammentazione rischia di aumentare e solo la capacità degli attori locali di attivare e gestire reti di intervento potrà essere in grado di garantire livelli civili di assistenza sociale.

Per saperne di più

[1] Istat, 2013, Gli interventi e i servizi sociali dei comuni singoli e associati – Anno 2010, Istat Roma, 31 maggio 2013.

[2] Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, a cura di Giovanna Zincone, 2000, Primo rapporto sull’integrazione degli immigrati in Italia, Il Mulino, Bologna.

[3] Commissione per le politiche di integrazione degli immigrati, a cura di Giovanna Zincone, 2001, Secondo rapporto sull’integrazione degli immigrati in Italia, Il Mulino, Bologna.

[4] Fondi Europei per l’immigrazione

[5] Rapporto annuale del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati – Atlante SPRAR, Anno 2011/2012

* Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali – IRPPS-CNR, ricercatore

fonte: www.neodemos.it, migrantitorino.it

 

 

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