Credo sia impossibile stilare una vera classifica dei dieci dischi migliori della produzione musicale di un continente. E lo è ancora di piú se il continente conta con 53 Paesi e con circa 1300 tra lingue e dialetti. Quindi qui cercherò solo di proporre una piccola enciclopedia personale, dedicata a chiunque voglia avvicinarsi alla musica africana.
10- Hassan Hakmoun, Trance (1993, Marocco): occupa una posizione cosí arretrata per il fatto che il musicista di Marrakesch porta con sé tutta l’ influenza della musica psichedelica e del jazz moderno (a suonato tanto con Don Cherry come con Pater Gabriel). Questo, unito allo spirito e alle melodie della musica Gnawa. Ascoltare per credere.
9- Ismael Lo, Jammu Africa (1996, Senegal): pop africano? Puó essere. Ma la mitica Tajabone – Pedro Almodovar la usó come colonna sonora in Tutto su mia madre – non smette di commuovermi . In questo album si trova una raccolta delle migliori canzoni del musicista senegalese.
8- Oumou Sangaré, Moussolou (1990, Mali): Oumou Sangaré viene dal Paese africano che probabilmente ha la cultura musicale piú prolifica, ed è conosciuta come “la Regina d’ Africa”. Inoltre, é sempre stata impegnata nella difesa dei diritti delle donne. É stato difficile scegliere tra uno dei suoi album, ma alla fine ho scelto Moussolu, il suo primo lavoro.
7- Ebenezer Obey, Juju Jubilation (1998, Nigeria): Editato nel ’98, é una raccolta di alcune parformances dal vivo del musicista nigeriano. Probabilmente é l’ unico disco di Obey che non sia impossibile trovare in un negozio. Divertendosi a sperimentare, durante la sua carriera ha sempre cercato di mescolare le famose percussioni juju con chitarre e batterie dalle sonoritá piú occidentali. Credo che Edumare a dupe sia una delle poche canzoni esistenti di piú di 18 minuti che non stanca mai.
6-Ladysmith Black Mambazoo, Shaka Zulu (1987, Sudafrica): nonostante le decine di premi internazionali, le collaborazioni con gente come Paul Simon o Dolly Parton e un concerto privato per la famiglia reale britannica, il super gruppo liderato da Joseph Shabalala non ha mai perso le sue radici sudafricane. Riprendendo la tradizione Isicathamiya (a cappella, diremmo in Europa), evocano alla ascoltatore scenari di savane e tramonti sudafricani, in questo come in qualunque altro dei sui albums. (Da non lasciarsi scappare é anche la loro versione di Mbube).
I prossimi cinque, lunedí 11 Ottobre.