DALLE NOSTRE AGENTI A CADICE
L’Usgf (Unione Sindacale Giornalisti Freelance) manda due Alessandre al Congresso mondiale dei giornalisti
Dopo un viaggio avventuroso e piuttosto rocambolesco, la scorsa settimana, siamo riuscite a partecipare a un giorno e mezzo di lavori del Congresso mondiale dell’International Federation of Journalists a Cadice, in Spagna.
Partendo ci aspettavamo di incontrare giornalisti di tutti i paesi e di immergerci in un contesto internazionale. Arrivate ci siamo rese conto che il Congresso è molto di più. Ogni intervento sulla situazione specifica di un paese o di un’area (alcuni erano frutto di tavoli impostati sui vari continenti), regalava una serie di riflessioni a catena, di spunti e suggerimenti per confrontarci e discutere tra di noi e ai tavoli da pranzo per ore. Ne abbiamo ricavato molte idee per i nostri gruppi di lavoro e per l’Usgf.
Il congresso mondiale, dicevamo, ci ha regalato molto di più di quello che ci si aspettava. Perché oltre a quello che abbiamo ascoltato nel Teatro reale a San Ferdinando (cittadina nei pressi di Cadice) martedì e nel Centro congressi a un passo dal porto di Cadice, mercoledì , sono stati molto utili i dialoghi a margine degli incontri ufficiali con tanti giornalisti, tra cui un tedesco, un camerunese, una malese e decine di altri.
Si inizia, con timidezza, a raccontare le problematiche del nostro mestiere o si risponde a una provocazione di un giornalista del Togo sul perché gli italiani votano Berlusconi, e alla fine si arriva a capire che i problemi sono gli stessi e l’Ifg costituisce davvero una forza internazionale, una pressione fondamentale per risolverne qualcuno, arrivando a favorire nomine di segretari di sindacati freelance e donne (ce n’è una in Mauritania).
Un giornalista camerunese, ad esempio, raccontava della morte per torture ai primi di aprile di un collega imprigionato dai servizi segreti per aver indagato sulle spese gonfiate dal governo per l’acquisto di una nave e per aver chiesto, sempre al governo, la veridicità di un documento di cui era entrato in possesso.
A parte esserci chieste come mai notizie simili non bucano mai il nostro video e non se ne parla neppure sui nostri giornali, gli abbiamo spiegato che, senza torture certo, ma anche da noi non è facile avere accesso ai dati e ottenere risposte dalle amministrazioni (ad esempio di recente una di noi ha chiesto un’intervista all’Invalsi — Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione — , un istituto finanziato dal nostro Miur — Ministero dell’Istruzione — senza ottenere niente).
Il camerunese era molto sollevato. Lui vorrebbe che nel suo Stato ci fosse una legge che obbliga gli amministratori pubblici a dare rendiconto del proprio operato e rispondere ai giornalisti. Ci siamo chiesti che cosa sia successo della nostra legge sulla trasparenza. Facciamo questo esempio per dare l’idea di come il Congresso sia l’occasione di parlare faccia a faccia di questioni inerenti il nostro lavoro.
Il congresso ha anche attraversato temi trasversali come la professionalità, i new media, il ruolo dei blogger e la formazione, che resta una questione centrale per creare buoni informatori. Un americano, ad esempio, davanti alla disoccupazione crescente e al fatto che tanti ex occupati siano diventati freelance ha spiegato che negli Usa hanno organizzato corsi di formazione sul video giornalismo e che ne vogliono fare altri su come fare il nostro lavoro (ad esempio è meglio basare un articolo sempre su due fonti anziché su una).
La cosa interessante è che aprono questi corsi, e quindi il sindacato, anche ai blogger ,nella speranza di avere domani giornalisti migliori. Molti paesi hanno creato sindacati allargati a diverse professioni (ad esempio tutte quelle inerenti la comunicazione, compresi gli uffici stampa ormai parte integrante del lavoro di molti freelance) oppure aderiscono a confederazioni. Insomma ci è sembrato che molto si muova fuori dei nostri confini.
Un ultimo spunto e invito: studiate le lingue straniere. Studiatene il più possibile. Ascoltare un discorso in francese e in inglese è fondamentale ma non sufficiente. Parlare a qualcuno nella sua lingua, pur nelle difficoltà di trovare le parole giuste, porta a una comunicazione più efficace.
Vogliamo infine ringraziare quelli che hanno finanziato il nostro viaggio, gli aderenti all’Usgf, che contribuiscono alla sopravvivenza del gruppo. In attesa, ci auguriamo che l’Fnsi riconosca di avere una risorsa (e non un problema) tra i suoi iscritti, e finalmente ci riconosca e ci finanzi.
Il nostro lavoro non termina con questa lettera. Ci impegnano a portare gli spunti raccolti nei gruppi tematici.
Grazie ancora a tutti
Alessandra Fava
Alessandra Lombardi
Unione Sindacale Giornalisti Freelance