Ministro Gentiloni, Lei all’inizio è sembrato favorevole a un’azione militare in Libia. E’ sempre della stessa idea?
«Si noi stiamo lavorando per cercare di costruire quel quadro di legalità internazionale con l’Onu che consenta di intervenire».
L’opzione militare?
«Non è che si può intervenire così, che consenta per ricostruire la Libia e sorvegliare un processo di pace di avere anche una presenza militare. Ma la presenza militare non serve per fare una spedizione nel deserto, serve per ricostruire la Libia, ci vuole una base di Nazioni Unite».
Ma esiste l’ipotesi di una Libia spezzettata per mettere ordine nel paese?
«Per noi sarebbe un rischio, perché se si spezza la Libia in due noi rischiamo di trovarci di fronte alla parte più radicalizzata e più estrema della Libia».
Intanto gli sbarchi dalla Libia sono di nuovo esplosi. Si parla di 250 mila sbarchi nei prossimi mesi. Sono impossibili da accogliere?
«Noi ne abbiamo avuti 170mila l’anno scorso; l’aumento sarebbe assolutamente ancora più difficile da gestire. Non dobbiamo però seminare il panico abbiamo gestito la situazione l’anno scorso, però dobbiamo risolvere il problema alla radice, la stabilizzazione della Libia, questi che vengono in Italia non sono libici, quasi nessuno, la Libia è una porta aperta».
Triton non è certo la soluzione adeguata si vede?
«Non è la soluzione adeguata e francamente che una superpotenza economica come l’Europa spende 3 milioni al mese su questa emergenza è un po’ poco».
C’è chi parla di 500 mila, non di 250 mila, sbarchi in arrivo nei prossimi 3 mesi.
«Io numeri non ne darei».
Però si sa che lì ci sono masse di esseri umani che premono.
«Noi dobbiamo stabilizzare la Libia e a livello internazionale colpire le organizzazioni che organizzano questo traffico. Ripeto non è una fuga di libici , vengono dal corno dAfrica, dalla Siria, dal centrafricana, usano una porta verso l’Europa».
Pensa sempre che terroristi non arrivano anche con barconi?
«Ma io non penso, mi baso sulle informazioni che ci vengono dall’intelligence, nessuno lo può escludere in teoria, però al momento non ci sono informazioni che questo sia un veicolo utile per un terrorista».
Ministro Gentiloni, l’Italia è il primo fornitore di personale militare e non, tra i paesi europei, delle missioni Onu. Ma in cambio di cosa vista la situazione degli sbarchi e la miseria degli aiuti di cui parlavamo prima?
«In cambio di una centralità in molte aree del mediterraneo, pensiamo alle nostre presenze più rilevanti, storicamente nel Mediterraneo, che sono quelle nei Balcani e in Libano, in entrambi i casi abbiamo aiutato la stabilizzazione di quei paesi…»
Però il problema adesso ce lo abbiamo lì?
«Abbiamo relazioni politiche e commerciali nei posti in cui siamo stati protagonisti con le Nazioni Unite assolutamente straordinarie. Sul piano concreto, l’essere il maggior fornitore europeo di personale nelle azioni Onu, non è servito neppure nel caso dei marò».
Fonte: esteri.it