Taormina, 8 ottobre 2010 – Il futuro e l’evoluzione socio-economia dell’Africa dipendono dagli africani. Questa, la prospettiva emersa a Taormina a conclusione del forum internazionale “Sviluppare le Regioni dell’Africa e dell’Europa”, promosso dalla Fondazione Banco di Sicilia e organizzato da The European House – Ambrosetti.
Un appuntamento mondiale che quest’anno ha visto la partecipazione di dieci Ministri di altrettanti Governi, 20 Paesi rappresentati e di oltre 300 partecipanti, con la presenza esponenti di primo piano del mondo dell’economia, dell’imprenditoria e della politica, fra cui – solo per fare qualche nome – José María Aznar (già primo ministro della Spagna), Kathleen Kennedy (già Vice-Governatore del Maryland), Jeremy Rifkin (fondatore e presidente della Foundation on Economic Trends di Washington).
La crescita numerica e qualitativa del Forum, conferma come l’appuntamento taorminese, giunto alla quarta edizione, rappresenti una piattaforma di primo piano per l’interscambio di relazioni politiche, economiche e industriali, come testimonia anche la presenza di Cesare Trevisani, vicepresidente di Confindustria con delega alle infrastrutture.
Fra gli interventi di questi due giorni, il presidente Aznar ha sottolineato, fra l’altro, che il destino del continente africano stia nelle mani proprio dell’Africa e che il ruolo dell’Europa debba essere nel solco di una collaborazione fra l’Unione Europea e l’Unione degli Stati Africani.
Elham Ibrahim (Commissario per l’Energia e le Infrastrutture dell’Unione Africana), ha sottolineato come i cambiamenti demografici che l’Africa sta vivendo debbno essere gestiti in un’ottica sociale, per diventare una grande opportunità di crescita.
“Il nostro obiettivo – ha detto il viceministro allo Sviluppo Economico, Adolfo Urso, è di raddoppiare il valore dell’interscambio commerciale fra l’Italia e l’Africa Sub-sahariana per giungere in tre anni a nove miliardi di euro dai tre circa che attualmente realizziamo in fatto di export italiano.
Obiettivo possibile perché l’Italia è oggi il primo partner commerciale dell’Africa Mediterranea e perché anche l’Africa sub-sahariana vuole accrescere oggi la propria economia”.
“Fino ad oggi – ha sottolineato il sottosegretario agli Affari Esteri, Stefania Craxi – l’Africa è stata, al contempo, una grande opportunità e una catastrofe umanitaria. Occorre, adesso, una politica di collaborazione fra l’Europa e il Continente Africano, perché credo che sia giunto il momento di guardare all’Africa soprattutto come grande opportunità, affinché il futuro si contrassegni come occasione di sviluppo e di relazioni economico-sociali”.
Secondo Dambisa Moyo, economista dello Zambia ed autrice del libro “La carità che uccide”, L’Italia dovrebbe “pensare all’Africa come un mercato in cui investire”, ed assumere un ruolo di leadership in questo settore, “non limitandosi agli aiuti, che così come sono non servono”.
“Il forum – ha sottolineato a chiusura Giovanni Puglisi, Presidente della Fondazione Banco di Sicilia – si sta sempre più trasformando in un proficuo laboratorio di idee finalizzato all’affermazione di grandi progetti di sviluppo, che debbono poi trovare concreta sperimentazione e attuazione sul territorio da parte di chi ha gli strumenti per farlo. E parlo dei governi, degli imprenditori, degli operatori economici e sociali”.
E il forum, quest’anno, ha focalizzato la propria attenzione soprattutto sugli aspetti connessi all’urbanizzazione in Africa (fenomeno che appare irrefrenabile: dal 2005 al 2010 le città africane hanno avuto un elevatissimo tasso di crescita) e alle problematiche sociali ad essa connesse (ben il 43% della popolazione urbana africana vive sotto la soglia di povertà ed ha un’accessibilità limitata ai servizi di base).
Nel corso dei lavori, infatti, sono state illustrate nuove importanti prospettive imprenditoriali connesse all’urbanizzazione, vera frontiera di sviluppo del Sud del Mondo.
Ufficio Stampa per la Fondazione Banco di Sicilia
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