Il forum dei diritti economici e sociali in Tunisia
Tunisi, 25 marzo 2011
Abbiamo saputo che due ministri italiani, il ministro degli esteri Frattini e quello dell’interno Maroni, intendono fare una visita a Tunisi. L’obiettivo di questa visita è fare pressioni sul governo provvisorio tunisino affinché, da una parte, sia efficiente e rigoroso nel fermare le partenze di persone che vogliono emigrare verso i paesi dell’Unione europea e, dall’altra, accetti il rientro di massa degli immigrati clandestini tunisini o di altre nazionalità che al momento si trovano a Lampedusa.
Sappiamo che la Tunisia sta vivendo un momento difficile della sua storia e si sta avviando verso un regime democratico, affrontando molte difficoltà per farla finita con un sistema dittatoriale e corrotto. In più, malgrado le difficoltà del nostro paese, la Tunisia ha accolto a partire del 20 febbraio 2011 oltre 160.000 persone provenienti dalla Libia attraverso la frontiera di Ras Ejdir.
La Tunisia ha affrontato questa emergenza, basandosi sui propri mezzi e attraverso una campagna di solidarietà attivata soprattutto dai cittadini tunisini senza nessuna lamentela e senza chiedere alcun aiuto alla comunità internazionale, ai cittadini, agli Stati o agli organismi internazionali.
Per tutto quello che è stato fin qui detto, il Forum dei diritti economici e sociali della Tunisia si rivolge al governo tunisino con le seguenti richieste :
- La Tunisia deve essere ferma e decisa nel rifiutare la richiesta delle autorità italiane riguardo al rimpatrio di massa e obbligatorio degli immigrati.
- La Tunisia deve interrompere l’attuazione degli accordi sulle questioni migratorie, accordi stipulati con l’ex regime dittatoriale che non prendevano in considerazione i diritti dei cittadini tunisini.
Inoltre il Forum sociale tunisino chiede al governo italiano quanto segue:
- Di prendere in considerazione la delicata situazione nella quale si trova attualmente la Tunisia dopo la rivoluzione, di prendersi le proprie responsabilità verso un paese partner della comunità europea e di attivare le conseguenti forme di protezione provvisoria per i cittadini tunisini espatriati.
- Di trasferire immediatamente gli immigrati che si trovano attualmente a Lampedusa verso altre località e posti più sicuri, dove si possano offrire loro condizioni di vita che rispettino la dignità umana, e di proteggerli secondo quanto stabilito dalle leggi internazionali.
- Di combattere le manifestazioni a carattere razzista contro gli immigrati, nei confronti delle quali esprimiamo il nostro sdegno e rifiuto.
- Di offrire tutte le agevolazioni necessarie ai componenti della società civile tunisina affinché possano dare il loro contributo per occuparsi degli immigrati nei posti in cui si trovano.
Infine, il Forum chiede a tutta la comunità europea di prendere atto delle proprie responsabilità nei confronti della Tunisia, un paese partner dell’Europa che sta vivendo un periodo difficile e che, nonostante questo, si sta facendo carico, con i suoi pochi mezzi, di un’altra emergenza migratoria che proviene dalla Libia.
Per il Forum dei diritti sociali e economici, il Presidente
Abd el Gialil el Bedui
Non tiriamo in ballo il razzismo che non c’entra nulla. L’immigrazione non è arrembaggio delle coste italiane ed entrare in un Paese sovrano senza rispettare i suoi confini, le sue leggi e le sue regole. Gli italiani hanno vissuto e vivono ancora l’emigrazione ma i Paesi che li hanno accolti hanno sempre voluto che entrassero con un contratto di lavoro in modo da dimostrare che potevano mantenersi. Come potete pretendere di essere mantenuti dagli italiani? Esistono i diritti DOPO i doveri. I clandestini sbarcati a Lampedusa come potevano pretendere che il loro imprevisto e non regolamentato arrivo trovasse ad accoglierli un’adeguata organizzazione? Non hanno neppure raccolto la loro immondizia (solo pochi) ed i nostri ragazzi del Genio hanno dovuto fare i mondezzai per loro. In Tunisia non vi stanno ammazzando come in Libia e gli italiani hanno fatto sul vostro suolo un accampamento a nostre spese per i VERI profughi libici.