“Primavera araba” e ruolo media nel dialogo euromediterraneo
ANSAMed, la redazione dell’ANSA che si occupa di Mediterraneo, ospite della Farnesina, ha raccolto attorno ad un tavolo giornalisti europei e nordafricani per una riflessione sul ruolo dei media, ad un anno dalla “Primavera araba”, una storia tutta da raccontare, una sfida anche per i giornalisti.
Una storia che va seguita nella sua complessa evoluzione senza pregiudizi e nel rispetto delle soluzioni, anche istituzionali, che vengono liberamente individuate dai popoli, come ha sottolineato il Consigliere d’Ambasciata, Carlo Schillaci, nel suo saluto ai partecipanti al forum.
Ad un anno dalla “Primavera araba” il confronto, alla Farnesina, fra cronisti italiani, francesi, egiziani, marocchini, greci, tunisini, palestinesi, inglesi è avvenuto più specificatamente, sul “ruolo dei media nel nuovo dialogo tra le due sponde del Mediterraneo”.
“I giornali hanno raccontato un mondo nuovo più che in altre situazioni storiche”, ha detto il direttore dell’ANSA, Luigi Contu, che ha introdotto i lavori del forum. “La primavera araba non si è conclusa, è entrata nella sua fase più interessante”, ha commentato il capo dell’Area internazionale dell’ANSA, Stefano Polli, che ha moderato il dibattito.
Per Alberto Negri, inviato del Sole 24 Ore, più che di rivoluzioni nel mondo arabo si dovrebbe parlare di cambi di regime: “La rivoluzione ti porta in un altro mondo, con altri valori. Sono cambiati i valori? Io direi di no”.
Parere opposto quello dell’egiziano Mahdi El Nemr, giornalista da trent’anni in Italia, vicepresidente dell’Associazione stampa estera: “E’ cambiato tutto con queste rivoluzioni. Noi ci vediamo diversamente, vediamo il mondo diversamente…. La gente è fiduciosa di poter costruire una società giusta’’. Sono nati nel frattempo i “new media” e si sono diffusi i “social network” che insieme con la stampa “tradizionale” hanno sostenuto ed accompagnato il cambiamento… Ma sulla sponda sud ci sono ancora paesi dove la censura è forte.
Annalisa Rapanà, inviata dell’ANSA in Siria, ha ricordato come in quel paese le informazioni vengano solo dalle due parti in lotta, regime e ribelli, e come sia impossibile verificarle in modo indipendente.
L’inviato Rai Duilio Di Gianmaria ha lamentato come i media per motivi di spazio si limitino spesso a dare le notizie senza fornire gli elementi di contorno, che ti fanno capire davvero quello che succede. Un problema che ANSAmed ha ben presente, come ha sottolineato il suo responsabile Patrizio Nissirio, tanto è vero che nel raccontare la primavera araba ha individuato due filoni: da un lato le notizie, dall’altro le storie, anche piccole, che cercano di spiegare le situazioni per meglio comprenderle.
Fonte: esteri.it
I media si limitano a dare solo le notizie, mentre dovrebbero far capire di più, riguardo a ciò che succede, fornendo anche elementi di contorno.