Critiche sul sistema di sostegno per i diniegati e al regolamento Dublino.
Disperato dal dover ritornare in patria, non vedendo alternative dopo che la sua domanda di asilo era stata rifiutata, ieri un 19enne della Costa d’Avorio si è cosparso di benzina e si è dato fuoco all’aeroporto di Fiumicino.
Ma per bloccare l’iter amministrativo dell’espulsione dall’Italia avrebbe potuto presentare una nuova domanda per richiedere l’asilo politico e nel frattempo essere detenuto al Cie di Ponte Galeria. Forse lo ignorava, forse è stato mal consigliato, forse non voleva stare in una cella ed è stato travolto dalla disperazione. Ora è ricoverato all’ospedale Sant’Eugenio di Roma in gravi condizioni, ma non corre pericolo di vita. Anche un agente che ha tentato di fermarlo è rimasto ustionato ad un braccio.
Il giovane arriva in Italia e chiede asilo politico, ma il 23 gennaio scorso gli viene notificato il diniego della Commissione italiana. Aveva 15 giorni di tempo per presentare ricorso contro questa decisione, ma il giovane decide di lasciare l’Italia ed andare in Olanda. Quando la polizia olandese lo ferma ad Amsterdam, in base al Regolamento Dublino viene rinviato nel Paese in cui ha chiesto asilo. E ieri il 19enne viene portato a Fiumicino con l’obbligo di ripresentarsi agli uffici della Polizia di frontiera per l’attuazione del decreto di espulsione. E l’ivoriano ieri si è presentato in quegli uffici che si trovano nel Terminal 3, settore partenze, poco dopo le 10. Qui ha mostrato agli agenti di turno il decreto di espulsione emesso dalla Questura di Roma. Improvvisamente ha estratto da un borsone una tanica di benzina e ha cominciato a versarsi addosso il liquido infiammabile, cercando di darsi fuoco con un accendino. Gli agenti hanno tentato di fermarlo, ma l’uomo si è divincolato: è uscito dalla stanza e, tornando sui suoi passi, ha acceso il liquido infiammabile a ridosso della parete esterna di un piccolo ufficio dell’Alitalia.
Per Christopher Hein direttore del Consiglio italiano rifiugiati (Cir), che critica fortemente il regolamento di Dublino, questo gesto “ci chiede di aprire gli occhi davanti alla disperazioni di richiedenti asilo e rifugiati”.
Un gesto “estremo – ha detto il responsabile immigrazione dell’Arci Filippo Miraglia – che dovrebbe far riflettere tutti su cosa può significare per una persona veder distrutti tutti i sogni di futuro a causa di un pezzo di carta che, con la freddezza del linguaggio burocratico, dispone l’allontanamento dal Paese in cui si era deciso di tentare l’avventura della vita”.
Fonte: migrantitorino.it, immigrazioneoggi.it