Giovedì scorso, 13 novembre, Palazzo Vecchio a Firenze ha ospitato la prima delle due “giornate d’interdipendenza” dedicata all’Africa e al rapporto coi media in Italia e nel Continente.
Se la prima delle due giornate è stata ristretta agli operatori della comunicazione, la seconda ha visto la partecipazione della città e delle scuole che hanno parlato dell’Africa insieme a giornalisti africani e italiani, personalità politiche e volontari. Tra i politici, era presente Jean-Léonard Touadi, il primo deputato italiano di origine congolese.
“Africa. Non solo fame, guerre e profughi. Un continente in fermento – si legge in una nota stampa – carico di risorse e possibilità, di energie nuove, un cantiere di nuovi modelli di partecipazione e sviluppo consoni alle tradizioni e alle culture locali. Una sfida aperta”.
“Un continente da scoprire – si legge sempre nello stesso comunicato – da cui emerge il drammatico legame tra clima e povertà, tra mutamenti ambientali e sviluppo umano, che rivela le gravi contraddizioni del presente. Un continente che, dopo anni di promesse dell’occidente, solo in parte mantenute, spesso tradite dai fatti, sta ora guardando ed è “guardato” da Cina, India e Iran, Brasile e Venezuela che puntano a tessere importanti partnership economiche e politiche”.
E’ in questo quadro che si è svolto il ‘seminario per giornalisti, operatori dei media, e attori della società civile’ a Firenze, nella sala dei Duecento di Palazzo Vecchio.
La prima parte della giornata ha visto la partecipazione di Liliane Ndirira Mugombozi, direttrice di New City-Nouvelle cité, del diplomatico Pasquale Ferrara, Mario Primicerio, presidente della Fondazione La Pira e di Martin Nkafu Nkemkia, professore di filosofie africane dell’università Gregoriana di Roma. Maurizio Certini, presidente del Centro internazionale studenti Giorgio La Pira, ha presentato un caso di buone pratiche.
Liliane Ndirira Mugombozi è congolese di Goma e lavora a Nairobi come direttrice di New City-Nouvelle Cité. Durante il suo intervento ha sottolineato, attraverso esempi tratti dalla sua vita e da quella di suoi familiari e amici, l’importanza del rispetto oltre all’importanza dell’educazione e al ruolo delle donne che, dice, stanno silenziosamente cambiando il volto del Continente.
“Mia nonna – ha detto – non aveva avuto l’opportunità di studiare. Nonostante questo aveva capito l’importanza dell’educazione. Diceva che solo con una buona educazione si può migliorare la propria vita. Così, anche se mio nonno non voleva, faceva studiare mio padre di nascosto”.
A proposito delle giornate d’interdipendenza Liliane Mugombozi ha detto: “Mi potreste chiedere cosa sono per me queste giornate d’interdipendenza. Per me sono molto importanti. Possono sembrare una goccia ma anche questo è importante. Io torno con un’idea di Europa aperta al dialogo”.
Il diplomatico Ferrara ha chiarito tutti i cambiamenti che stanno avvenendo in Africa. Per lo più nel silenzio generale. “Le distruzioni di massa – ha detto – stanno avvenendo sotto i nostri occhi. Mi riferisco alle persone che muoiono di fame in Africa o a causa di malattie”. Accanto a questa realtà ci sono poi le nuove ingerenze delle nascenti potenze economiche che stringono accordi commerciali e industriali per lo sfruttamento delle enormi risorse africane. “Negli ultimi anni – ha aggiunto Ferrara – nel mondo è aumentata la spesa militare ed è diminuita la spesa per gli aiuti allo sviluppo”. Il diplomatico ha concluso sottolineando l’importanza di una governance politica della globalizzazione.
Questo scenario non vede protagoniste solo le istituzioni soprannazionali che dovrebbero controllare la globalizzazione ma anche le città come aveva sostenuto con lungimiranza l’ex sindaco di Firenze, Giorgio La Pira. Mario Primicerio e Maurizio Certini ne hanno spiegato la visione politica e hanno ricordato diverse frasi pronunciate dal politico toscano.
“Non possiamo pensare – è una delle frasi di La Pira citate da Primicerio – di costruire la pace se non viviamo in pace nelle nostre città”.
E’ andato dritto al sodo l’intervento del professore di filosofie africane all’università Gregoriana e alla Lateranense di Roma, Martin Nkafu Nkemkia. “E’ sbagliato – ha detto – dire che l’Africa non esiste e che esistono tante Afriche. Piuttosto se l’occidente vuole aiutare l’Africa deve aiutare a formare i quadri africani, la sua classe dirigente”.
Dopo la pausa pranzo, il dibattito è entrato nel vivo. A seguire l’intervento di Giulio Albanese, editorialista di Avvenire e fondatore di MISNA, il sito web di informazione dei missionari in Africa e nei paesi più poveri del mondo, è stato quello di Stefano Manservisi, Dg sviluppo della Commissione europea.
Albanese ha iniziato il suo discorso sottolineando il fatto che l’Africa è un continente vastissimo e che per questo non è corretto parlare di una sola Africa, come se fosse un territorio omogeneo, ma è necessario parlare di tante realtà molto diverse tra loro. Per questo bisogna parlare di ‘Afriche’. Subito dopo ha iniziato a sottolineare le colpe dell’Europa e degli Usa nei confronti delle Afriche. “Viviamo – ha detto – nell’epoca digitale ma non sappiamo nulla dell’Africa. Dovremmo avere tutti il coraggio di ridare dignità alle Afriche”.
“Il Congo – ha aggiunto Albanese – è una miniera a cielo aperto ma la popolazione muore di fame”. L’ex direttore di Misna ha poi proseguito e concluso evidenziando il provincialismo dei media italiani, della sfida culturale che ci attende nell’aprire nuovi orizzonti culturali (portando ad esempio il festival del cinema africano di Ouagadougou, Burkina Faso, che inizierà il prossimo 28 febbraio 2009, di cui pochi conoscono l’esistenza) e finendo col denunciare il fatto che i prezzi delle materie prime non sono fissati in Africa, ma nelle principali piazze finanziarie lontane dall’Africa. “Il linguaggio – ha concluso Albanese – è infarcito dell’epoca coloniale. ‘Tribù’, ‘dialetti’, sono tutti concetti sbagliati applicati alle Afriche. Dobbiamo avere rispetto”.
Stefano Manservisi, dg della Commissione UE, ha ribadito il compito delle istituzioni UE: “portare i valori europei nel mondo globalizzato”. “Per fare informazione sull’Africa – ha detto – bisogna situare il Continente nella sua dimensione globale. Non si può guardarlo senza tenere conto della sua posizione nel mondo, senza tenere conto delle sue relazioni globali.”
Il dibattito tra Albanese e Manservisi si è accesso dopo l’accenno agli accordi di Lisbona.
Secondo Albanese, le istituzioni europee non possono essere credibili se non fanno nulla per denunciare la corruzione di alcune classi di governo africane. Manservisi ha difeso l’operato delle istituzioni comunitarie perché sono state capaci di arrivare ad un accordo con i paesi africani nonostante tutte le difficoltà.
Dopo le relazioni degli oratori, Africanews.it ha chiesto a Jean-Marie Nsambu, direttore della rivista ugandese “Leadership Magazine”, cosa ne pensasse del dibattito. Ha risposto dicendo che le istituzioni UE dovrebbero fare di più per aumentare la propria credibilità agli occhi degli africani e non dovrebbero tacere sul conto di leader africani corrotti.
Nsambu ha sottolineato nel suo intervento il punto di vista sull’Europa da parte dei media africani. “In genere – ha detto – ci occupiamo di Europa solo quando questo interessa la politica africana. Dopo la fine della guerra fredda, i giornalisti africani si sono concentrati sui leaders africani”.
Importanti le sue riflessioni sugli aiuti e sulla corruzione in molti stati del Continente. “Ci siamo abituati agli aiuti così tanto che quando si verifica un caso di corruzione non ce ne importiamo molto perché sappiamo che si troveranno sempre dei fondi per risolvere il problema”.
Ultima nota sulle esportazioni di petrolio. “Sappiamo – ha concluso Nsambu – che possiamo esportare petrolio. Adesso dobbiamo capire se da quest’attività ci saranno dei benefici per la popolazione”.
L’ultima parte del seminario è stata dedicata all’ambiente, al clima, alla povertà e alla cooperazione.
Moderati dal giornalista de IlSole24Ore, Riccardo Barlaam, si sono succeduti il professore di geopolitica, Alessandro Volpi, il direttore di Focsiv, Sergio Marelli, e il sociologo Honorat Aguessy che ha sottolineato l’importanza della conoscenza delle culture africane per ristabilire nuove relazioni tra gli africani e il resto del mondo.
2008-11-13 – FIRENZE giornate d’interdipendenza “Conosciuta, sconosciutissima Africa” |