Festival cinema africano di Verona – intervista

Intervista al direttore del Festival del cinema africano di Verona che è giunto quest’anno alla sua 31ma edizione e che avrà luogo dal 11 al 20 novembre 2011.

Il Festival del cinema africano di Verona giunge alla sua 31ma edizione. Qual’è il programma a cui avete pensato?

Lo slogan del festival di quest’anno sarà “Revolutions, primavere arabe e diaspora”. Naturalmente il festival vuole essere anche una finestra sulla realtà dell’Africa per cui quest’anno ci siamo legati un po’ agli avvenimenti che hanno sconvolto il Continente in quest’ultimo anno, questi cambiamenti, queste rivoluzioni che oltre a un cambiamento politico hanno comportato anche un cambiamento culturale, sociale, artistico.

Noi vogliamo avere l’opportunità di mettere sugli schermi anche le produzioni che ci parlano di quest’Africa che cambia e che vuole essere protagonista della propria storia, del proprio tempo.

Perciò avremo sicuramente delle opere delle giovani generazioni, di quei giovani da cui sono nate anche le rivolte in Egitto, in Tunisia, in Algeria.

Sarà interessante potere seguire questo percorso. Vi saranno anche degli eventi all’interno della settimana del festival che, ricordo, è dall’undici al venti novembre.

Ci saranno degli eventi collaterali, delle conferenze che affronteranno un pochino anche questa tematica della rivoluzione e dei cambiamenti.

Inoltre quest’anno è anche l’anno della diaspora per cui abbiamo fatto una piccola sezione che prevede opere fatte da registi che non vivono in Africa ma che sono africani e che parlano dell’Africa.

Oltre alle sezioni in concorso, poi, avremo anche la sezione “viaggiatori migranti” che sono opere che ci parlano sempre dell’Africa dell’emigrazione e qui ci sono sia autori africani ma anche autori italiani, europei e via dicendo.

Il festival sarà un momento intenso. Saranno otto giorni molto intensi dove ci saranno film, conferenze, momenti di musica, momenti che ci aiuteranno a capire un po’ di più, a conoscere un po’ meglio questo volto dell’Africa che sta cambiando.

Quali saranno i film e gli autori che parteciperanno a questo festival? Può fare qualche esempio?

Allora gli ospiti che avremo quest’anno non sono molti perché naturalmente viviamo anche un momento di difficoltà economica. Nonostante questo avremo sicuramente un autore nigeriano, Jeta Amata, che avrà il film d’apertura e sarà con noi all’inaugurazione.

Avremo il regista di “viaggio ad Algeri” e qui sarà interessante perché è un film proprio sul cambiamento per cui avere anche la figura di questo regista che testimonia questo cambiamento, quest’evoluzione, è sicuramente molto interessante.

Avremo ancora due registi di due cortometraggi. Uno Le Sabre, un burkinabè che vive in Francia, e che ha fatto questo film molto innovativo anche da un punto di vista stilistico come pure anche il regista Julius Amedume di “Precipizio”, un altro cortometraggio che sarà in concorso.

 

A che punto sono i preparativi?

Siamo a buon punto anche se ci avviciniamo sempre di più e sentiamo l’emozione e anche la tensione in un certo senso perché tutto dev’essere pronto per l’undici novembre.

Stiamo lavorando molto, stiamo producendo tanti materiali, stiamo lavorando sui film, sull’allestimento delle sale, sulla pubblicità. Speriamo che tanta gente si possa avvicinare, possa venire nelle sale a vedere questi film, queste proposte.

Le sale quest’anno saranno: il cinema Stimate, cinema santa Teresa, e il teatro Camploy dove, oltre a fare degli eventi collaterali, avremo anche delle proiezioni.

Speriamo che ci sia un tam tam efficace che porti molti spettatori in queste sale.

 

Come ha reagito la città di Verona rispetto a questo festival che si occupa di Africa e di un mondo che cambia?

Da quello che ho percepito mi pare che ci sia molta curiosità. Dai giornali, dai mass media si sono colte alcune informazioni però credo che ci sia molta curiosità anche perché sappiamo molto bene che un conto è l’informazione mediata che ci arriva attraverso i giornali e le tv nostre locali, un conto è anche avere [notizie] dalla voce diretta di chi ha vissuto come protagonista quel tempo, quel momento.

Inoltre avere l’opportunità di vedere un film prodotto dalle persone che hanno filmato quei giorni oppure avere delle testimonianze da parte di persone che hanno vissuto sulla loro pelle quei movimenti, quei cambiamenti, credo che questo aiuti ad avere una prospettiva diversa, ad allargare gli orizzonti ad avere una visione più critica anche di tutto quello che è successo.

Mi pare di capire che ci sia molta curiosità, molta attesa, anche perché ci sono molti africani che vivono qui con noi, che sono ormai veronesi, ma che provengono da quelle terre. Perciò credo che questo sia un aspetto molto interessante anche per loro.

Vista la risposta delle scuole, mi pare di capire che stanno arrivando delle prenotazioni per cui penso che ci sia anche una buona attesa rispetto a questo evento.

 

Nell’edizione del festival del 2009 a cui ho partecipato mi era sembrato che c’erano stati alcuni malumori col comune di Verona. La mia domanda era riferita a quegli episodi. Forse quest’anno non ci sono?

Ma non ho avuto sentore in merito nel senso che noi crediamo in quest’iniziativa e lavoriamo per fare in modo che il festival sia soprattutto una proposta culturale di alto livello. Poi siamo in democrazia e possono esserci persone che la pensano diversamente ma non per questo dobbiamo rinunciare a fare quello che stiamo facendo.

A volte il festival può anche essere provocatorio sotto certi aspetti. Il film comunque è sempre un punto di vista di un artista, di un intellettuale per cui, ecco, certi film pongono delle problematiche, delle tematiche che possono avere delle risonanze diverse nelle persone anche di appartenenza politica diversa. Credo che tutto questo sia anche positivo nel senso che quando un film stimola un confronto, una discussione, ha raggiunto il suo obiettivo.

Per noi rimane fondamentale il fatto di proporre una cosa culturale che apra gli orizzonti e che ci faccia accorgere che il mondo è più ampio della nostra piccola Verona, per cui gettare uno sguardo che vada oltre per accorgerci delle realtà che ci stanno attorno, credo che questo sia assolutamente positivo e che anche culturalmente abbia anche una sua valenza.

 

Quali sono le vostre aspettative rispetto a quest’edizione del festival?

Ma le aspettative nostre sono sempre molto alte. Il festival è un’attività su cui lavoriamo, bene o male, tutto l‘anno per cui crediamo che sia una manifestazione importante anche perché insomma a questo livello non ce ne sono moltissimi in Italia.

Avere l’opportunità di costruire un progetto anche culturale che porta sugli schermi della nostra città dei film e che fa arrivare registi, personaggi, giornalisti, intellettuali e anche africani io credo che sia una cosa molto interessante. Soprattutto è ciò che la gente apprezza cioè nel senso che è diverso parlare con chi il film l’ha creato e poi sviscerare anche i particolari, vedere i retroscena, cosa sta sotto un’immagine. Credo che questa sia una delle cose che ci rende più felici nel senso che vediamo che la gente, quando ha l’opportunità di confrontarsi, apprezza veramente.

La nostra aspettativa è che ci sia una buona accoglienza di questa proposta e questo lo vediamo anche dai numeri, e lo vedremo dalla partecipazione del pubblico, delle scuole, delle associazioni.

 

 

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