Nei giorni scorsi si è diffusa la notizia della proposta del governo italiano, e del ministro Alfano in particolare, di istituire tre centri di raccolta per richiedenti asilo in tre diversi paesi africani.
La notizia è stata ripresa da diversi organi di stampa che hanno aggiunto che questa proposta avrebbe avuto il supporto dell’OIM ( Organizzazione internazionale delle migrazioni) della Croce Rossa Internazionale e del Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite.
Successivamente è stata diffusa una smentita da parte dell’Ufficio di Ginevra dell’UNHCR, riportata solo da pochi mezzi di informazione. Alcuni giornalisti, anche nel corso di un convegno a Palermo, sulla base di fonti non meglio precisate, hanno continuato a sostemere che l’UNHCR sarebbe stato d’accordo con la proposta di Alfano.
Sono evidenti le scarse possibilità di realizzazione effettiva di questa proposta in paesi nei quali neppure la sicurezza e la circolazione degli operatori umanitari possono essere garantite. Istituire queste tre strutture non sarebbe una riduzione del danno, ma potrebbe solo accentuare i flussi dei disperati verso luoghi nei quali nessuno potrebbe garantire sicurezza e possibilità effettive di ritrasferniento in un paese dell’Occidente del mondo. In paesi come la Tunisia, poi, la fallimentare esperienza del campo di raccolta di Choucha, con i recenti arresti di alcuni migranti che si trovavano ancora all’interno del campo dopo avere ricevuto un provvedimento di diniego, dimostra che neppure in quel paese appare oggi ipotizzabile l’apertura di questi campi. E’ del resto noto che la situazione geografica della Tunisia, icuneata tra la Libia e l’Algeria, non permette un facile transito di migranti provenienti da paesi terzi.
La proposta di aprire campi di raccolta per richiedenti asilo in Africa si inserisce all’interno del processo di Khartoum e potrebbe costituire una rilegittimazione di regimi dittatoriali o militari, che dovrebbero garantire l’accesso dei profughi in strutture non meglio definite, che diventerebbero fatalmente grandi campi di concentramento. In realtà la posizione spressa da Alfano non appare coerente con le richieste delle Nazioni Unite e sembra rispondere piuttosto ad esigenze di politica interna.
Invitiamo l’UNHCR anche in Italia a fare chiarezza su questa proposta, e domandiamo ancora una volta la istituzione di canali di ingresso legale e protetto per chi fugge da guerre e da dittature, con il rilascio di visti di ingresso per motivi umanitari da parte delle ambasciate dei paesi europei, si intende nei paesi di transito, e non certo nei paesi di origine, dove le dittature ed i militari impediscono l’accesso alle rappresentanze stranieri anche per chi deve fare valere semplicemente il diritto al ricongungimento familiare ed attivano i servizi segreti per ricattare le famiglie di coloro che ottengono il ricnoscimento di uno status di protezione internazionale in Europa.
Sarebbe tempo che gli stati dell’Unione Europea abbandonino i progetti, e le prassi già avviate, di collaborazione con le dittature di mezzo mondo per “fermare le partenze dei migranti”, in nome del contrasto dell’immigrazione “illegale”, così come viene fatto sulla base della Convenzione di Palermo del 2000 contro il crimine transnazionale e dei suoi protocolli allegati contro la tratta ed il traffico di persone.
Strumenti convenzionali che in questi anni, nella prassi applicata dalle autorità di polizia non hanno consentito un contrasto efficace delle organizzazioni criminali che lucrano sul pribizionismo delle migrazioni e sulla domanda di mobilità, se non di fuga, che esprimono i migranti forzati.
Ci sentiamo invasi, ma i rifugiati vanno altrove…
Il problema è anche ritrasferire i migranti forzati dai paesi del sud Europa verso gli stati di destinazione in Nord Europa. Questa la richiesta ( vera) dell’UNHCR.
Occorre dare finalmente risposte di accoglienza ai profughi siriani, dispersi a milioni nei paesi più vicini ma per i quali l’Europa non apre canali umanitari.
Da Dirittifrontiere.blogspot.com, corrieredellemigrazioni.it
Fulvio Vassallo Paleologo (Università di Palermo)